mercoledì 13 settembre 2017

Beatitudini

“Beati poveri, perché di essi è il regno dei cieli!”…. Ma Gesù dice anche: “Guai a voi o ricchi...” ….
Cosa intende effettivamente Gesù con quest’espressione? Ovviamente i poveri non sono quelli che mancano di denaro… o almeno non solamente. E i ricchi?
Forse sarebbe meglio iniziare da questo. Chi sono veramente i ricchi? Materialmente sono coloro che hanno tutto, anzi di più, persino il superfluo. Spiritualmente?Risultati immagini per beatitudini evangeliche
In poche parole sono coloro che si sentono già arrivati, che non hanno bisogno di niente e nessuno, che credono di essere migliori di tutti e quindi maestri. Se andiamo a spulciare il Vangelo, ecco che Gesù ad un certo punto, afferma che nessuno è maestro, ma noi siamo tutti fratelli, cioè alla pari. Questa è una grande filosofia. Dovremmo allarmarci nel momento in cui ci sentiamo a posto e saliamo sempre sul piedistallo a giudicare il modo di fare o il pensiero altrui. Abbiamo tutti da imparare, sbagliamo tutti e per questo motivo non possiamo erigerci a giudice di nessuno, nemmeno se nella chiesa si ha un posto preminente. Il fatto è che siamo tutti in cammino e non conosciamo ciò che c’è nel cuore dei nostri fratelli. Può capitare anche che siano più avanti di noi, sebbene abbiano sbagliato pubblicamente o in modo eclatante. Dovremmo riuscire ad arrivare a tendere la mano a tutti, pensando che un giorno forse potrei trovarmi io in quella stessa situazione.
Nella Bibbia vi è un grande proverbio: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”. Come posso allora sentirmi così sicuro di non sbagliare, di non trovarmi mai in quella situazione?
Il fatto è che se noi lo abbiamo minimamente pensato, è perché abbiamo troppa fiducia nelle nostre capacità, che pensiamo che la fede sia merito nostro e quindi non un dono come in effetti realmente è. Sembra poco? Eh, no, non lo è, perché da un solo pensiero, dipende tutto un atteggiamento e stile di vita.

sabato 9 settembre 2017

Vita eterna

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Qual è la vostra opinione sulla vita eterna? Vi interrogate mai o ci pensate solamente quando accade qualche episodio importante che, come un terremoto, scuote le vostre coscienze o la paura che è in fondo al vostro cuore?

Mi piacerebbe aver occasione di parlarne, in modo particolare con i cattolici o cristiani. 
Cosa credete veramente, senza usare frasi preconfezionate?
Tante volte si sente dire che una persona morta vive nei nostri ricordi. Che triste, però. È vero, è sacrosanto, non metto assolutamente in dubbio questo. È verissimo. Tante volte mi sorprendo a pensare a mio padre quando vedo un suo oggetto o quando passo in un posto in cui andavamo insieme. Ciò che mi sorprende in quei momenti, è la malinconia, la nostalgia di un tempo che non tornerà più. Tutto è in divenire, questo è chiaro, e neppure un secondo si ripresenterà in modo uguale. C’ è sempre in esso qualcosa di diverso, magari una sfaccettatura piccolissima, ma non è come il tempo passato che abbiamo vissuto, è differente.  
Allora? Mi direte voi. Il fatto che dovrebbe cambiare in noi cristiani sarebbe che la vita del nostro caro defunto, non deve vivere nei nostri ricordi, ma vivere effettivamente nel nostro presente.
L’ amore è l’essenza di Dio che è onnipresente e quello che noi chiamiamo cielo, tanto per dare una collocazione, non è tanto distante da noi. L’ amore spezza le barriere del tempo e dello spazio. I nostri cari sono in mezzo a noi. Continuiamo a parlare con loro… ovviamente non facendo le sedute spiritiche… accettando anche i loro silenzi, il loro agire talvolta sorprendente… Adesso conoscono bene qual è la volontà di Dio e se non ci accontentano come noi vorremmo, vuole dire che sanno davvero qual è il nostro vero bene. Ogni anima vive nel suo … nostro presente… non scandito da un orologio fatto di lancette, ma da un amore reso ancora più puro dal contatto con Dio...

domenica 3 settembre 2017

La signora.... Ammazzatutti!

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“La signora ammazzatutti”. Strano incominciare con questo simpatico epitetto… ma vi smentisco: questo non è un epiteto, ma una storia che si ispira a situazioni realmente accadute, raccontata sarcasticamente e drammaticamente in un film che, appunto, porta questo titolo. L’ ho cominciato a vedere pensando che fosse una commedia, ci sono quei film tragicomici che si deliziano di mescolare il tragico irreale con il comico. Mi sono ritrovata invece a vedere un film che racconta una storia che spesso si ripete in modo assurdo: quando una donna è implicata in fatti di sangue non si crede subito alla sua colpevolezza. La signora in questione era una psicopatica, che non riusciva ad accettare nessun ostacolo che si frapponesse fra lei e la perfezione ed in nome di questa perfezione, uccideva barbaramente. Ad esempio ha ucciso chi non faceva la raccolta differenziata, chi aveva osato mangiare del pollo o aver disturbato suo marito con il quale aveva progettato una serata differente, il professore che aveva osato sottolineare alcune anomalie del comportamento del figlio. La cosa strana è che lei è riuscita a farla franca sempre, che la folla invasata l’osannava più di un’eroina, che la giuria l’ ha assolta da ogni capo di accusa quando era chiaro che era stata lei a commettere quegli omicidi. E poi… ironia della sorte, la stessa giurista che aveva contribuito ad assolverla, fu barbaramente uccisa perché ai primi di settembre indossava delle scarpe bianche. 

Tale film fa riflettere molto sui fenomeni collettivi che portano a una suggestione di massa e non fanno notare ciò che non va nella cosa, si autosuggestionano che sia giusto così. In certi casi è molto difficile comprendere ciò che è bene e ciò che è male. Non è così automatico. Sta di fatto che questo meccanismo è veramente pericoloso. Tante ideologie feroci si sono basate su tale meccanismo. Ecco perché è importantissimo educarsi al senso critico.

sabato 2 settembre 2017

Intenzioni, mezzi, fini

Non c’è dubbio: Gesù era un rivoluzionario. Sapeva leggere nel cuore dell’uomo, accogliere, insegnare, rimproverare. Faceva tutto per amore. Forse non ci si pensa abbastanza, ma la parte più importante di un’azione sono le intenzioni. Spesso si rimane alla superficie delle cose, si bada all’aspetto esteriore. È vero che può succedere che qualcuno, nonostante abbia buone intenzioni, non faccia bene le cose, venga frainteso e non capito, tuttavia l’importante era la sostanza delle sue azioni. La sostanza e l’essenza devono dare forma ad un’azione, renderla concreta.  Non può essere il contrario. Infatti, se la forma dà sostanza ed essenza ad un’azione, non ha radici in sé. Gli sbagli nascono dall’imperfezione umana. L’ uomo non è onnisciente, per cui gli può sfuggire il punto di vista altrui. L’ agire dell’uomo gravita attraverso queste tre dimensioni: intenzioni, fine, mezzi. 
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Spesso si ripete che “il fine non giustifica i mezzi”. Infatti, magari si ha come obiettivo una cosa buona, ma il fatto di pensare che tutto è lecito per raggiungerlo, non è valido. 

Un esempio: desidero l’ uguaglianza fra le persone, per cui sopprimo quelli che sono più ricchi o i poveri senza farmi scrupolo. L’ uguaglianza fra le persone è un buon obiettivo, ma lo spargimento di sangue o altri metodi che ledono i diritti umani e la carità, lo rendono automaticamente illecito: un grande obiettivo, si raggiunge tramite piccoli obiettivi che non ledono la carità e i diritti umani, sempre. L’ intenzione buona deve essere la linfa che nutre ogni azione umana… Come qualcuno diceva scherzosamente: “Da un albero di mele non possono nascere pere!”.
Karl Marx diceva che l’inferno è lastricato di buone intenzioni. Sì, se rimangono tali. Le buone intenzioni devono dare appunto sostanza alle azioni. Deve esistere assolutamente questa triade, se vi è una scissione tra queste, rimane uno spiritualismo che non prenderà mai forma né corpo… ovvero non sarà mai concreto.