giovedì 9 marzo 2017

Speranza cristiana

Ormai è cominciata la Quaresima e in questi giorni riflettevo su come spesso noi uomini ci sentiamo impotenti di fronte alla sofferenza. Ci sono situazioni così complesse davanti alle quali capiamo di avere le mani legate, di desiderare ciò che sembra impossibile, ma non poterlo ottenere perché non sta nelle nostre forze. Meno male che capitano queste situazioni, perché proprio in queste sperimentiamo i nostri limiti e impariamo a sollevare i nostri occhi in cerca dell'aiuto del Signore. 
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Già, proprio in quel momento in cui percepiamo nitidamente la nostra impotenza, la nostra impossibilità a cambiare il corso degli eventi, che entriamo in “crisi”. Dobbiamo entrare in crisi, perché le crisi sono il momento favorevole in cui si decide per il male o per il bene, in questo caso per la speranza o la disperazione. 

È impossibile vivere senza sperimentare la sofferenza, seppur abbiamo fede. Gesù stesso pianse quando si accostò alla tomba di Lazzaro. La nostra sensibilità è fondamentale per compiere il bene, ma è opportuno che la speranza nasca nei nostri cuori. Ecco l'arma in più dei cristiani: davanti all'impossibile, si spera ancora, non si perde la fiducia. È una fiducia che nemmeno la morte può spegnere. Il cristiano crede fermamente nella vita oltre la morte, per cui la dove termina la nostra impotenza, inizia l'onnipotenza della preghiera. Questa è la carta vincente di ogni cristiano ed è considerevolmente il Jolly della situazione perché ha il potere di cambiare le sorti di una persona, di una circostanza... e non è poco. È difficile vivere questa dimensione per chi non crede veramente e può essere scambiata per insensibilità o altro ed invece  è la leva che avrà il potere di sollevare il mondo. Chi non ha fede si abbandona facilmente alla disperazione o alla depressione. Chi invece ha fede pensa che anche una situazione impossibile volgerà comunque al bene.

Il perdono è un dono

Ricevere il perdono è un dono. È una realtà a cui non pensiamo mai, su cui non ci soffermiamo mai, eppure è vera e sacrosanta. 
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Spesso pensiamo che tutto ci sia dovuto, soprattutto quando stiamo passando momenti di intensa fragilità spirituale. Ciò vale anche il perdono: secondo noi è un qualcosa che ci meritiamo, che gli altri ci devono dare, perché stiamo soffrendo. Non è così. Il perdono rimane un dono e quando riusciamo ad arrivare a scoprire questo, capiamo che tutto attorno a noi può essere un dono. Già, quando ci abituiamo ad avere qualche cosa o qualcuno vicino, ci sembra normale e scontato e perdiamo di conseguenza il senso dello stupore che Gesù amava tanto nei bambini. Sì, questa è una prerogativa dei bambini, una loro caratteristica che Gesù ha ammirato. Un bambino deve scoprire il mondo per imparare, per conoscerlo e possiede un atteggiamento di disponibilità intrinseco che per certi versi, l'adulto ha perso. Immaginiamo di avere davanti a noi un pacco da scartare. Cosa accade? Sentiamo forte il desiderio di aprirlo per scoprire cosa c'è dentro e, quasi quasi, apprezziamo un regalo di minor valore ma da scartare e scoprire, che un dono prezioso ma che sappiamo già che ci sarà dato. Per il bambino tutto è una sorpresa, tutto genera in lui uno stupore piacevole suscitante una gioia ed esuberanza meravigliose. Un famoso canto di chiesa diceva: “E accoglierò la vita come un dono... e avrò il coraggio di morire anch'io....”