sabato 21 febbraio 2015

Le minacce dell'Isis


In questi ultimi tempi stiamo assistendo ad un fatto storico che, forse, avremmo creduto di non affrontare mai, tutti impegnati come siamo a sconfiggere gli effetti della crisi economica che ha colpito il mondo intero ed in particolare la nostra nazione: gli atti terroristici dell'Isis.

Tali eventi mi hanno fatto meditare e, secondo me, non succede a caso che alle porte della Quaresima i terroristi abbiano ucciso e quindi rivolto delle minacce all'Italia.... la nazione della Croce... Magari lo fosse ancora! Mi hanno scatenato numerose riflessioni che davvero hanno poi gettato i pilastri nel mio spirito per avviare un cammino tangibile di conversione.

Prima di tutto la morte eroica degli Egiziani, cristiani copti. I terroristi non sono riusciti a nascondere nel video che i martiri sono morti invocando il nome di Cristo. Ciò mi riporta alla mente una frase del Vangelo: “Se chiuderete loro la bocca, urleranno le pietre”. Ed il loro sacrificio ha gridato fino a noi.. Il loro sacrificio ci interroga, prepotentemente, anche perché l'Isis con quel gesto violento, ha voluto lanciare un messaggio all'Italia, alla nazione della Croce... Ma... il bello è che noi Italiani paghiamo perché siamo cristiani, ma non solo... Se siamo atei, quindi non crediamo in nulla, pagheremo per essere occidentali, o perché comunque abbiamo sostenuto gli Stati Uniti... Insomma, cristiani o non cristiani, gli Italiani dovranno pagare in quanto tali. Mal comune mezzo gaudio. Consentitemi questa “battuta” che battuta non è e pare più che altro una constatazione reale: almeno noi cristiani non saremo soli: se non si muore per la fede, si morrà per la propria nazionalità e anche chi ha brontolato continuamente contro l'Italia, volente o nolente, non potendo cancellare le proprie origine dovrà versare il proprio sangue. Chiaro, sono ipotesi scaturite da minacce che comunque sembrano avere dei riscontri reali, visto l'ondata di sangue che ha colpito l'Europa.

Non dobbiamo nasconderci. Dobbiamo affrontare coraggiosamente la realtà. Noi cristiani dobbiamo interrogarci se siamo pronti al martirio... e non siamo presuntuosi dicendo che SICURAMENTE daremo il sangue per Cristo! Faremo la stessa fine di Pietro che lo rinnegheremo senza nemmeno che il gallo abbia bisogno di cantare!!! Dovremo camminare al passo con i tempi, senza perderci in grandi meditazioni ma interrogandoci se siamo pronti davvero a dare il sangue per Cristo, uscire dai nostri gusci tranquilli, comodi nella loro scomodità, dalle nostre Chiese e dall'ordinarietà delle nostre preghiere per dimostrare di vivere veramente l' “Ite, missa est”.

La risposta, appunto, non è così scontata. Capaci di pregare per un giorno intero in ginocchio, con una sciabola alla gola, sapremmo difendere la nostra fede e nazionalità? Abbiamo già assistito a tante esecuzioni: alcuni americani e giapponesi con la sciabola alla gola, pur sapendo che avrebbero perso ugualmente la loro vita, hanno parlato male, “tradito” la loro patria. Non appare così scontata la nostra risposta.

Dobbiamo poi riflettere sul nostro atteggiamento. Finché l'Isis operava lontano da noi, lasciandoci nella nostra quieta tranquillità, c'importava poco di loro. In fondo sgozzava le sue vittime lontano da noi e noi potevamo entrare tranquillamente nelle nostre chiese, inginocchiarci nei nostri comodi banchi, senza avere una scimitarra sotto il naso. Egoisti! Siamo egoisti. Tutti noi facciamo parte del Corpo di Cristo e dobbiamo partecipare delle sofferenze degli altri. Adesso basta, dobbiamo uscire dal nostro individualismo, Dio vuole questo da noi! E se non lo capiamo con le buone, dobbiamo capirlo, per il nostro bene, quello vero delle nostre anime, con le cattive! “Un grande evento è alle porte” dicevano le anime del Purgatorio a Maria Simma “ma non è la crisi economica”. Sarà questo l'evento che porterebbe alla conversione di tanti? Dobbiamo partecipare alle sofferenze dei Siriani, dei Libici che già soffrono della tirannia dell'Isis, non possiamo stare tranquilli nelle nostre chiese, sicuri nei nostri orari e nel nostro tran tran.

Ciò che è accaduto agli Egiziani Copti, deve essere l'inizio del nostro cammino quaresimale, il nostro punto d'arrivo, ovviamente, con l'aiuto di Dio.

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