lunedì 25 agosto 2014

Dio è Padre


Confidare in Dio non è cosa sempre facile: uscire dai propri schemi per abbracciare la mentalità e il progetto di Dio, significa fidarsi di qualcuno che ci ama e vede meglio di noi. Abbiamo spesso meditato sul fatto che ciò che ci accade non sempre è nella volontà di Dio, alla maniera di Giobbe. Il buon Dio permette che ci capitino alcune cose affinché da queste possa trarre un bene che tante volte noi non riusciamo a scorgere. Non è un bene ciò che ci è accaduto, ma da questo ne trae un bene senz'altro maggiore.

Dio spesso si nasconde, non dà le cose che noi desidereremmo e chiediamo. Dobbiamo avere pazienza (non è facile perché richiede di saper uscire da se stessi), di attendere che Lui intervenga. Non si può dare una moto a un bambino di due anni. Bisogna aspettare che diventi maggiorenne, altrimenti, ammesso che riesca a salire sulla moto, provocherebbe un incidente. Noi che tremiamo davanti alle insicurezze della vita, da sempre, non riusciamo a entrare in tale discorso. Sì, perché scordiamo che Dio è Padre. Da bambini, si aveva la sensazione che i genitori fossero eterni, che loro solo potevano fare tutto ed erano capaci di fare tutto; si aveva la sensazione della stabilità, che fino a quando ci sarebbero stati loro, non ci sarebbe accaduto nulla di male. È questo che Gesù intendeva quando affermava che solamente chi diventa bambino entrerà nel Regno dei Cieli. I genitori sono stati quelli che ci hanno nutrito quando noi sgambettavamo solamente e parlavamo con qualche vagito. Incomprensibile agli inizi, i nostri hanno imparato a capire quel linguaggio, a tenerci in braccio e a lasciarci quando abbiamo cominciato a imparare a camminare. E siamo caduti. Nonostante la loro presenza rassicurante, siamo caduti. Rialzati, abbiamo faticato a riprendere il cammino. Non era volere dei nostri genitori che cadessimo. Tuttavia, l'atteggiamento ideale del genitore, sarebbe stato quello di non agitarsi e rassicurarci della loro presenza. La caduta ci è forse servita a stare più attenti. A capire fino a quanto dovevamo spingerci o cosa ci avrebbe fatto del male. Dio è così. Si commuove e soffre per le nostre cadute o sofferenze, che non erano volute da lui, tuttavia attende, perché vede chiaramente che nell'anima si è attuata una metamorfosi essenziale. Un poco come accade al bruco: bruttissimo quando è un semplice vermetto che striscia sulla terra e non vede altro che sabbia, fango, terra, ma nel suo lungo letargo, sa trasformarsi in una bellissima farfalla colorata, capace di volare.

In questi ragionamenti e meditazioni, si spiegano tante cose difficili, tanta cattiveria che esiste e ferisce. Talvolta ferisce indelebilmente, rimane la cicatrice e l'anima non riesce ad uscire dalla sua prigione. Lasciamoci riconciliare con Dio. Le nostre ferite possono essere lenite solamente con il suo balsamo.

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