sabato 7 settembre 2013

La pace


Tempi bui, venti di guerra. Oggi è la giornata dedicata al digiuno per impetrare da Dio il dono della pace. È la Madonna che deve presentargli le nostre richieste. Chi, più di una madre, può comprendere le esigenze dei propri figli? Nessuno. Perché siamo giunti a questo punto? Quali sono le ragioni della guerra? E che cos'è la pace, quella vera? Perché fare digiuno? Che valore ha il digiuno nella vita del cristiano?

Non sono di certo risposte così immediate come può parere. Affrontiamo l'argomento con ordine, cercando di soddisfare ogni domanda con una risposta ragionevole.

PERCHÉ L'UOMO SENTE L'ESIGENZA DI FARE GUERRA? CHI È L'UOMO?

Due domande strettamente correlate ed estremamente complesse.

L'uomo è un essere vivente fatto di materia ma anche di spirito. La materia gli impone certe esigenze fisiche che comportano un innesco di meccanismo di difesa che si espande anche alla sfera mentale e quindi alle sue impellenti esigenze. La centralina dell'uomo è il cervello. È lui che comanda ogni istinto e suggerisce la soddisfazione degli stimoli vitali. L'uomo vive di cose concrete e astratte. Le cose concrete comprendono gli stimoli che aiutano il corpo a vivere, quali fame, sete, sopravvivenza. Le cose astratte invece sono valori di cui l'uomo si ciba sebbene non implementano direttamente la crescita del corpo: il bisogno di affetto, le emozioni, il dolore, la gioia, la paura... etc. Stilando in fretta un elenco ci accorgiamo immediatamente che i valori astratti incrementano maggiormente la vita dell'uomo e che fra esigenze fisiche e astratte, vi è un legame imprescindibile e che s'influenzano a vicenda.

In poche parole, quindi, l'uomo è un impasto di fisico e mente.

L'uomo impara via via, lungo il corso della vita, quali sono gli atteggiamenti adatti da tenere. Quando è bambino, l'ambiente lo influenza a tal punto da fornire al cervello degli impulsi sia negativi che positivi, ai quali risponde difendendosi. Se una situazione si presenta in continuazione, il bambino risponderà ad essa con un certo comportamento che, nel tempo, diventerà abituale e che secondo lui è la risposta migliore, quella che lo fa soffrire meno. Facciamo un esempio banale che si può trasferire poi, in situazioni molto più complesse. Il bambino di fronte a un diniego da parte del genitore, piange. Vede che il genitore cede sempre di fronte alle sue lacrime. Il bambino apprende che se piange otterrà ciò che vuole. È uno schema che diventa abituale in lui, uno schema che gli ha permesso una soddisfazione a una sua esigenza. Il bambino non sa ancora bene ciò che può nuocergli. Per questo motivo applicherà questo schema come standard che gli fa ottenere qualcosa a cui anela. Quando diventerà grande il meccanismo si è sedimentato nel suo inconscio e sebbene sappia che non si deve ottenere tutto ciò che si vuole e che quel modo è sbagliato, lo applicherà ugualmente perché quell'atteggiamento è diventato un'abitudine, una cosa che si fa senza pensarci e quindi difficilmente sradicabile e fonte di sofferenza.

L'uomo perciò vive dei ricordi e atteggiamenti del suo passato, ricordi e atteggiamenti che diventano comportamenti abituali. Chi ha appreso che con la rabbia otterrà ciò che vuole, avrà un carattere portato all'irascibilità. Certamente non si può sintetizzare tutte le dinamiche comportamentali dell'uomo in poche linee perché intervengono nella formazione vari fattori che a loro volta diventano fondamentali.

L'uomo è, quindi, il risultato di tutte queste dinamiche. È pur vero che ha esigenze che trascendono i bisogni astratti che possiede. La pace, il desiderio della pace, può appartenere e appagare pure una persona non religiosa. Ma ci sono certi desideri che trascendono la natura umana: il desiderio d'eternità. Se non esistesse l'eternità, come potrebbe l'uomo averne un concetto?

L'uomo è perciò una triade inscindibile: corpo, mente, spirito. Il corpo è tutto ciò che è materia nell'uomo; la mente riguardano tutte le emozioni, atteggiamenti, apprendimenti; lo spirito comprende e risponde a tutte le esigenze soprannaturali dell'uomo.

PERCHÉ L'UOMO VUOLE LA GUERRA?

L'uomo desidera intensamente la pace, perché anela all'armonia, eppure in certi uomini prevalgono altri valori, sempre astratti, ma che vertono su emozioni negative: affermazione di sé, desiderio di potere...

L'uomo dà priorità a queste emozioni e alla soddisfazione di esse per averne un effetto piacevole su di sé e conseguentemente alla diminuzione della sofferenza. Quella parte di sé ha bisogno di essere alimentata, altrimenti sentirà il dolore della fame....

PERCHÈ IL DIGIUNO?

Il digiuno serve a comandare al corpo di non soddisfare un'esigenza del corpo. Siccome l'uomo, come abbiamo detto è una triade inscindibile, trattenere e comandare lo stimolo fisico, comporta una capacità assoluta di comandare a un'esigenza della mente: sete del potere, ira... così via.

QUAL È LA VERA PACE?

La vera pace non è solamente l'assenza della guerra, ma è lasciare entrare pienamente Cristo nella propria vita, accettando il suo “Shalom”. È affrontare la diversità di opinioni con coraggio, cercando di capire la posizione e le aspettative dell'altro e di andare loro incontro. Non è quindi il non cercare il conflitto, ma è risolverlo nel dialogo, nella sperimentazione, nell'incontro.

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