domenica 29 settembre 2013

Fare esperienza di Dio


Fare esperienza di Dio è una grazia immensa. Egli è colui che appaga completamente lo spirito, lo allieta. Chi non ha avuto questo rapporto con Dio, non può comprendere come l'anima si possa sentire paga. Basta testarlo una sola volta e si ci può rendere conto di che cosa questo comporti.

L'anima si sente colma di Dio, desiderosa solamente di immergersi in esso. Ecco perché l'angelo quando annunciò la nascita di Gesù a Maria, le si rivolse dicendole: “Ave, piena di grazia”.

Maria viveva la pienezza di Dio. Noi non raggiungeremo mai la pienezza che Maria possedeva, però possiamo viverla in parte. Essere pieno significa non aver posto per altro. Maria era colma di grazia, della grazia di Dio perciò era come se vivesse già il paradiso su questa terra. Era la donna nuova, la nuova Eva, l'icona della salvezza dell'umanità intera. Vivere seriamente il proprio rapporto con Dio, rende insipida la vita terrena e tutto ciò che le concerne, svuotandola dell'effimero e donandole l'eternità.

sabato 7 settembre 2013

La pace


Tempi bui, venti di guerra. Oggi è la giornata dedicata al digiuno per impetrare da Dio il dono della pace. È la Madonna che deve presentargli le nostre richieste. Chi, più di una madre, può comprendere le esigenze dei propri figli? Nessuno. Perché siamo giunti a questo punto? Quali sono le ragioni della guerra? E che cos'è la pace, quella vera? Perché fare digiuno? Che valore ha il digiuno nella vita del cristiano?

Non sono di certo risposte così immediate come può parere. Affrontiamo l'argomento con ordine, cercando di soddisfare ogni domanda con una risposta ragionevole.

PERCHÉ L'UOMO SENTE L'ESIGENZA DI FARE GUERRA? CHI È L'UOMO?

Due domande strettamente correlate ed estremamente complesse.

L'uomo è un essere vivente fatto di materia ma anche di spirito. La materia gli impone certe esigenze fisiche che comportano un innesco di meccanismo di difesa che si espande anche alla sfera mentale e quindi alle sue impellenti esigenze. La centralina dell'uomo è il cervello. È lui che comanda ogni istinto e suggerisce la soddisfazione degli stimoli vitali. L'uomo vive di cose concrete e astratte. Le cose concrete comprendono gli stimoli che aiutano il corpo a vivere, quali fame, sete, sopravvivenza. Le cose astratte invece sono valori di cui l'uomo si ciba sebbene non implementano direttamente la crescita del corpo: il bisogno di affetto, le emozioni, il dolore, la gioia, la paura... etc. Stilando in fretta un elenco ci accorgiamo immediatamente che i valori astratti incrementano maggiormente la vita dell'uomo e che fra esigenze fisiche e astratte, vi è un legame imprescindibile e che s'influenzano a vicenda.

In poche parole, quindi, l'uomo è un impasto di fisico e mente.

L'uomo impara via via, lungo il corso della vita, quali sono gli atteggiamenti adatti da tenere. Quando è bambino, l'ambiente lo influenza a tal punto da fornire al cervello degli impulsi sia negativi che positivi, ai quali risponde difendendosi. Se una situazione si presenta in continuazione, il bambino risponderà ad essa con un certo comportamento che, nel tempo, diventerà abituale e che secondo lui è la risposta migliore, quella che lo fa soffrire meno. Facciamo un esempio banale che si può trasferire poi, in situazioni molto più complesse. Il bambino di fronte a un diniego da parte del genitore, piange. Vede che il genitore cede sempre di fronte alle sue lacrime. Il bambino apprende che se piange otterrà ciò che vuole. È uno schema che diventa abituale in lui, uno schema che gli ha permesso una soddisfazione a una sua esigenza. Il bambino non sa ancora bene ciò che può nuocergli. Per questo motivo applicherà questo schema come standard che gli fa ottenere qualcosa a cui anela. Quando diventerà grande il meccanismo si è sedimentato nel suo inconscio e sebbene sappia che non si deve ottenere tutto ciò che si vuole e che quel modo è sbagliato, lo applicherà ugualmente perché quell'atteggiamento è diventato un'abitudine, una cosa che si fa senza pensarci e quindi difficilmente sradicabile e fonte di sofferenza.

L'uomo perciò vive dei ricordi e atteggiamenti del suo passato, ricordi e atteggiamenti che diventano comportamenti abituali. Chi ha appreso che con la rabbia otterrà ciò che vuole, avrà un carattere portato all'irascibilità. Certamente non si può sintetizzare tutte le dinamiche comportamentali dell'uomo in poche linee perché intervengono nella formazione vari fattori che a loro volta diventano fondamentali.

L'uomo è, quindi, il risultato di tutte queste dinamiche. È pur vero che ha esigenze che trascendono i bisogni astratti che possiede. La pace, il desiderio della pace, può appartenere e appagare pure una persona non religiosa. Ma ci sono certi desideri che trascendono la natura umana: il desiderio d'eternità. Se non esistesse l'eternità, come potrebbe l'uomo averne un concetto?

L'uomo è perciò una triade inscindibile: corpo, mente, spirito. Il corpo è tutto ciò che è materia nell'uomo; la mente riguardano tutte le emozioni, atteggiamenti, apprendimenti; lo spirito comprende e risponde a tutte le esigenze soprannaturali dell'uomo.

PERCHÉ L'UOMO VUOLE LA GUERRA?

L'uomo desidera intensamente la pace, perché anela all'armonia, eppure in certi uomini prevalgono altri valori, sempre astratti, ma che vertono su emozioni negative: affermazione di sé, desiderio di potere...

L'uomo dà priorità a queste emozioni e alla soddisfazione di esse per averne un effetto piacevole su di sé e conseguentemente alla diminuzione della sofferenza. Quella parte di sé ha bisogno di essere alimentata, altrimenti sentirà il dolore della fame....

PERCHÈ IL DIGIUNO?

Il digiuno serve a comandare al corpo di non soddisfare un'esigenza del corpo. Siccome l'uomo, come abbiamo detto è una triade inscindibile, trattenere e comandare lo stimolo fisico, comporta una capacità assoluta di comandare a un'esigenza della mente: sete del potere, ira... così via.

QUAL È LA VERA PACE?

La vera pace non è solamente l'assenza della guerra, ma è lasciare entrare pienamente Cristo nella propria vita, accettando il suo “Shalom”. È affrontare la diversità di opinioni con coraggio, cercando di capire la posizione e le aspettative dell'altro e di andare loro incontro. Non è quindi il non cercare il conflitto, ma è risolverlo nel dialogo, nella sperimentazione, nell'incontro.

venerdì 6 settembre 2013

La mia anima canta


Transustanziazione



L'Eucaristia richiede molta fede. È il Sacramento che ne richiede di più. In effetti se scorriamo velocemente gli altri sei, ci accorgiamo che in essi vi può essere una componente umana. Il Battesimo, la Cresima, il Matrimonio, l'Ordine, l'Unzione dei malati e la Riconciliazione, hanno una liturgia particolare che, sebbene rimandino necessariamente a realtà celesti, tuttavia possono essere vissuti come una cosa esteriore, una tappa da vivere in modo superficiale o ancor peggio, un rituale scaramantico più che di fede. Il Sacramento dell'Eucaristia, invece, richiede molta fede. Anche la Riconciliazione può essere vissuta come un Sacramento puramente umano. Taluni vanno dal prete come se andassero dallo psicologo, per togliersi un peso dalla coscienza, ma lo scopo prioritario di questo, non è mettersi solamente in pace con se stessi, ma con Dio. Nel Sacramento della Riconciliazione si rischia effettivamente, nonostante essa costi in quanto si raccontano i propri sbagli ad una persona come noi, di accettarla più dell'Eucaristia, perché può assumere quella componente umana che, senza accorgersene, può prendere campo. L'Eucaristia invece richiede una fede pura, da domandare a Dio come la chiese il centurione romano a Gesù: “aumenta la mia fede”. Il pane usato durante la santa Messa è senza lievito. Gesù si nasconderà in quel pane, ma dovremo essere noi quel lievito che lo faccia fermentare; si nasconderà in quel vino, ma dovremo essere noi la gioia che ci anima... Durante la liturgia eucaristica, nel momento dell'Epiclesi, cioè dell'invocazione dello Spirito Santo, avviene la TRANSUSTANZIAZIONE. Dal latino significa passaggio di sostanza: la forma e la materia (gli accidenti) rimangono tali e quali, ma cambia la sostanza.

Se crediamo fermamente all'esistenza di Gesù, allora crederemo anche alla sua presenza reale nell'Eucaristia. Ovviamente questo è un cammino spirituale che si snoda tra dubbi e conferme. Spesso i dubbi sono tentazioni da cui uscire con la preghiera, con una preghiera veramente intensa. Quando si è affetti dai dubbi, anche se il nostro spirito ne farebbe volentieri, bisognerebbe pregare ancora di più.

giovedì 5 settembre 2013

Eucaristia


Meditare sull'Eucaristia non esaurirà il discorso ma farà scaturire altre domande, tuttavia ritengo importantissimo affrontare alcuni interrogativi che la riguardano. Poco tempo fa mi capitò di assistere alla paraliturgia tenuta da un ministro straordinario dell'Eucaristia in sostituzione della santa Messa. Avevo ricevuto l'Eucaristia, ma mancava qualche cosa. Assistere alla Santa Messa è più completo. Essa è composta da varie parti che preparano a ricevere l'Eucaristia. L'Eucaristia è il perno della vita cristiana, è un sacramento istituito da Gesù Cristo stesso e ci permette di vivere ancor oggi della sua presenza reale.

Per capire la sua ragion d'essere, bisogna tornare indietro nel tempo, al momento in cui Gesù stesso stava celebrando la Pasqua ebraica nel cenacolo. Parte integrante della cena della Pasqua ebraica, era il sacrificio di un agnello per la remissione dei peccati. Gesù si dona come nuovo agnello, un agnello senza macchia, l'unico che possa offrirsi come sacrificio per i peccati dell'umanità intera. In quel momento Gesù celebra una nuova pasqua, quella cristiana, il passaggio dell'umanità dalla condizione di peccato a quella di santità. Questo passaggio deve assolutamente avvenire attraverso Lui. Nel vangelo questo è ricordato più volte con diverse espressioni. Si deve passare attraverso Lui per arrivare al Padre. Egli, infatti vede l'umanità attraverso l'immagine immacolata del Figlio. Gesù si dona al posto dell'agnello e usa due elementi frutto della terra e del lavoro dell'uomo per nascondere la sua presenza. Il Dio cristiano è il Dio nascosto. È difficile parlare di umiltà di Dio, perché di per sé Dio non può essere umile, eppure quando prende un corpo, si nasconde interamente, umilmente, in un involucro limitato che ha bisogno di cure, che sente dolore. Veramente il Dio cristiano è un Dio nascosto. Si nasconde in un corpo umano, nel dolore e nella morte per poi sfociare nel grande evento della risurrezione. È chiaro che Gesù, durante la sua vita terrena compì dei miracoli. La sofferenza dell'uomo lo spingeva ad avere compassione, non poteva rinnegare se stesso. Ognuno dà a seconda delle sue possibilità e Dio, si sa, è onnipotente. Gesù che voleva mostrare il grande amore del Padre, non poteva stare con le mani in mano. Il suo amore si rendeva tangibile mediante i miracoli. I miracoli, però, non erano il fine e lo scopo della sua venuta sulla terra. Egli mostrava semplicemente come l'amore di Dio agiva concretamente nel corpo e quindi nell'anima: il suo perdono, era un perdono effettivo e non delle parole dette a vuoto. La parola di Dio è efficace, non copre un sentimento falso. A volte noi umani pronunciamo delle parole che esprimono la parte superficiale di noi, si pronunciano tanto per dire, senza volerlo non raccontano ciò che abbiamo nel nostro interno. La parola di Dio è invece VIVA ED EFFICACE. Viva, non è parola morta, agisce. Così avvenne la sera dell'ultima cena di Gesù sulla terra. La sua parola aveva trasformato il pane e il vino in corpo e sangue suo. Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. Non ha detto che erano simboli del suo corpo e del suo sangue. Questo è il perno del credo cristiano, tutto il resto ruota attorno a tale evento. Tutti gli altri sacramenti scaturiscono dal sacramento dell'Eucaristia. Ciò che accadde nell'ultima cena era l'anticipazione del sacrificio cruento che avvenne il giorno dopo sulla croce. E fu ai piedi della croce che nacque la Chiesa, irrorata dall'acqua e dal sangue scaturiti dal suo costato. Il centro del cristianesimo è ovviamente Cristo, perciò l'Eucaristia.