venerdì 19 luglio 2013

La rivoluzione di Dio

Non c'è dubbio che Gesù sia un rivoluzionario della società. Ai tempi di Gesù le donne e i bambini contavano nulla, trattati alla stregua di animali, anzi peggio. La rivoluzione che lui propone è però molto diversa rispetto a quella che pensiamo noi. Gesù dimostra la sua concezione sociale attraverso le  azioni. “Gli ultimi saranno i primi”: “saranno”, il verbo è al futuro ma per Gesù è già presente. Il vangelo di domani tratto da Marco, cita un passaggio del profeta Isaia: “Non alzerà il tono, non spegnerà il lucignolo fumigante e non spezzerà la canna infranta”. Già, perché Gesù è venuto per i malati, per coloro che sentono di aver bisogno di un medico spirituale. Tempo fa avevo sentito che un uomo ricco, pieno di salute, realizzato in ogni campo, compreso quello familiare, si era rivolto a don Tonino Bello domandandogli che posto avesse lui che aveva tutto nel cuore di Dio. Don Tonino Bello infatti, era un po' come il Papa: era con gli ultimi, con coloro che non hanno voce. Il prelato gli rispose semplicemente che tutti, anche coloro che sembravano possedere tutto, erano poveri dinanzi a Dio e quindi sono a Lui cari. Non è escluso nessuno.
Verissimo, il cuore di Dio accetta tutti, ha accettato persino quei farisei che lo volevano condannare. L'amore lo ha portato ad essere povero fra i poveri, fino a morire sulla croce. Non era povero solamente materialmente, ma ha soprattutto sperimentato nella sua vita la calunnia, il diniego, l'abbandono, il tradimento. Sono queste ultime che fanno soffrire immensamente l'uomo. Giobbe, provato duramente dalla sofferenza, esclamò: “Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?”.
Gesù è paziente verso coloro che lo crocifiggono fino alla fine: “Padre, perdona loro quello che fanno”
Quando noi critichiamo gli altri, automaticamente attestiamo a noi stessi e agli altri di non aver bisogno di nessuno perché siamo perfetti. Per questo la carità vera nasce da un cuore umile, che sa che ha bisogno di Dio. Santa Teresina di Lisieux commentò un passo celebre del vangelo: “A chi viene perdonato molto, molto ama”. Lei era nata in un ambiente religioso e non aveva mai commesso grandi peccati come invece fece sant'Agostino durante la sua vita consumata fino a 33 anni nel peccato più sfrenato, seppur fosse alla ricerca della verità. Tale punto divenne fonte di riflessione per lei. Lei sentiva di amare profondamente il buon Dio come se le avesse perdonato peccati mortali. Spiegò il suo stato d'animo così: il genitore che ama il figlio, quando intravede un ostacolo nel suo cammino, cerca di rimuoverlo nascostamente. Il bambino deve avere l'animo tanto aperto da riconoscere questo e avere il proprio cuore aperto alla gratitudine. Gli è stato perdonato molto, già prima che inciampasse nel peccato! È la situazione della Madonna. Non commise peccato nella sua vita, le fu perdonato prima che lei cadesse, perciò la sua anima poteva liberaemte magnificare il Signore. Codesta virtù, che rimane nascosta, è l'umiltà. Umiltà non è diventare vittima di se stessi, dire di non aver nessun dono! Sarebbe l'eresia più grande! L'umile non ha paura né delle sconfitte, né delle vittorie; né del disprezzo, né delle lodi! L'umile, semplicemente, riconosce i suoi doni e invece di farne motivo di vanto, ammette che tutto ciò che gli è stato dato di buono è un dono. Pensiamo ad esempio all'intelligenza. Essere intelligenti è scontato. Ognuno ha una sua intelligenza, un tipo di intelligenza che può variare a seconda delle persone, ma c'è. Eppure è un semplice dono e la sua esistenza non dipende da noi: un incidente, una malattia devastante sarebbero capaci di ridurla a nulla in un istante e noi non avremmo alcuna possibilità di riprendercela.
Einstein fu un grande scienziato perché era veramente umile. Non aveva l'arroganza di altri. Egli capiva di avere tante altre cose da imparare e che quello che conosceva era una minima parte rispetto a ciò che non conosceva. Un grande, un gigante della scienza, perché era umile! Il vero saggio e sapiente è colui che sa di non sapere! Verissimo perché sa che non è mai giunto alla verità intera e continuerà a cercarla. Questo ovviamente vale pure nel campo spirituale: se penso di essere giunta alla vera perfezione, non la cercherò più in quanto penso che sia già in mio possesso. È la più grande bugia che si possa raccontare a se stessi. Accadde così ai farisei che erano convinti di possedere la verità e perciò non sentivano manco più il bisogno di Dio, di Colui che credevano servire con tutte le loro leggi minuziose. Gesù non era di quel parere, ovviamente. Nessuno degli uomini possiede l'intelligenza di Dio. La cosa più eclatante è che i farisei erano davvero ciechi! Non fecero mai caso ai miracoli di Gesù. Stupidamente all'uomo che da 38 anni era paralizzato e in quell'istante era stato guarito da Gesù e saltava come un canguro, i farisei oppongono la loro legge: oggi è sabato e non ti è permesso di camminare tenendo il tuo lettuccio in mano! A volte non si medita mai abbastanza sulla stupidità delle risposte dei farisei. Purtroppo tante volte anche noi, senza accorgercene, assumiamo i loro stessi atteggiamenti. Allora rimane questo dilemma: come comportarsi davanti a un peccatore? Alla persona che ha peccato, dobbiamo sempre dare una possibilità, amarla, ma, poiché l'amiamo dobbiamo cercarle di aprire gli occhi, farle capire che è male ciò che sta facendo. Il peccato deve essere odiato, ma il peccatore perdonato. Amare i peccatori non significa quindi stare a guardare mentre pecca senza dire nulla, ma indicar loro la vera strada da percorrere.
Se ad esempio vedessimo qualcuno che tenta di buttarsi dalla finestra, cercheremmo di impedirglielo. Stessa cosa per i peccatori. Se vediamo qualcuno che sta per commettere un peccato, non stiamo comodamente a guardarlo mentre cerca di suicidarsi spiritualmente. Nostro compito è quello di soccorrerlo, altrimenti sarebbe una vera e propria omissione di soccorso! Garantito!

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