lunedì 4 febbraio 2013

Retta intenzione

Basta, adesso bisogna fare sul serio: acchiappare un difetto alla volta e sbatterlo di qua e di là per sconfiggerlo in modo definitivo. Chiunque  voglia essere un vero cristiano dovrebbe fare questo lavoro su se stesso. Talvolta la cristianità c'entra poco: alcuni sono spronati a questo percorso perché costretti dalle vicende interpersonali della vita. C'è chi fa il doppio gioco con se stesso, ovvero fa finta di lottare con un proprio difetto ma solo in modo superficiale, per apparire virtuoso, ma poi, in effetti, concretamente non è così. Scindere il rispetto umano dal cammino sincero è molto difficile, ci vuole una virtù che al giorno d'oggi è il più delle volte dimenticata a causa dell'evolversi stesso della mentalità sociale: la RETTA INTENZIONE. Ahimé, è proprio una virtù dimenticata perché difficile da possedere e conquistare. Eppure è fondamentale: liberi dal rispetto umano, possiamo correre senz'alcuna catena verso Gesù, un po' come è capitato oggi all'indemoniato. La retta intenzione sprona ad avere rapporti interpersonali autentici, ad essere sinceri con se stessi e quando si è impegnati in un cammino serio di ascesi, diventa un'impresa ardua. Allora bisogna fare luce su se stessi, ma poiché la luce è solamente Gesù, è opportuno farlo entrare a pieno titolo nel nostro lavoro di discernimento: “luce sul mio cammino”, proclama trionfale un salmo. Ed è proprio così, è d'uopo confrontarsi con Lui, alla sua luce, alla luce della misericordia, solo così non reciteremo la parte stonata dei virtuosi che non siamo e che  vogliamo apparire agli occhi degli altri.

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