mercoledì 23 gennaio 2013

Contemplazione e vita eterna

La contemplazione è l'anticamera della vita eterna. E' necessario esercitarsi in questa pratica perché, delle forme di preghiera esistenti, è quella che permette l'unione con l'anima con Dio, trasforma la vita modellandola su quella di Gesù. Ci vuole tempo e voglia per praticarla. Come in un quadro, la contemplazione è quel gioco di ombre e luci, quei ritocchi necessario per renderlo perfetto. 
Mi è piaciuto, per questo motivo, meditare su alcune fotografie scattate nel cimitero monumentale di Staglieno - Genova, che traggono alcune sculture eloquenti su tale argomento.
In fondo ci affanniamo senza tregua per rendere questa vita più comoda che mai, ignorando che ogni istante appartiene al Creatore e che solo Lui può rendere eterni i nostri attimi. Sì, è vero, parliamo spesso di morte, ma la concezione vera e propria della nostra morte, non l'abbiamo. Non immaginiamo del tutto che pure noi un giorno, saremo chiusi in una bara sotto terra, che questa vita terrena è proprio un attimo, un soffio che spesso sprechiamo malamente. La morte non è la fine di tutto è l'attuazione dell'unione piena con Dio sperimentata durante la contemplazione. Per questo motivo un'anima contemplante proverà di più nostalgia di Dio rispetto ad un'anima che si è limitata a preghiere liturgiche o vocali. Essa desidererà quel delizioso incontro.

sabato 19 gennaio 2013

Contemplazione

Ma chi ha detto che bisogna parlare, parlare e ancora parlare con Dio? Gesù nel vangelo ha voluto proprio osservare questo: "Non siate come i pagani che credono di venire ascoltati a forza di parole". E' vero. Il cristiano, soprattutto quello più impegnato, ovviamente, pensa automaticamente che è doveroso terminare in giornata un intero Rosario, recitare tremila preghiere e fare altrettanti se non di più, segni della croce. No no, così non va bene. L'unione con Dio non si concretizza con il pronunciare mille parole al minuto, dire tutte le "Ave Maria" necessarie in fretta e gioire come il corridore quando vede finalmente il nastro dell'arrivo, quando si è finalmente giunti al termine. Così diventa solamente un dovere da espletare, mentre  la preghiera deve tramutarsi in esigenza dell'anima, un bisogno fondamentale come quello di abbeverarsi e mangiare. Bisogna imparare nuovamente il silenzio ai piedi di Gesù, a saltare qualche preghiera per unirsi davvero a Lui, in spirito e verità. Non voglio dire con questo che bisogna tralasciare le preghiere, assolutamente no: le preghiere liturgiche della santa Messa, della Liturgia delle Ore e del Rosario sono importantissime nella misura in cui si riempiono di significato le parole che si pronunciano e vengano ruminate poi in giornata. Pure il Rosario, preghiera ripetitiva, al di là del Mistero che si enuncia, può diventare oggetto di preghiera contemplativa. La contemplazione è differente rispetto alla meditazione. Non necessariamente si deve partire dalla Parola di Dio. Basta un'immagine del Crocifisso per immergersi nella contemplazione più alta. La contemplazione permette un assaggio della vita eterna, di quello che verrà dopo, dell'attività dei santi in paradiso e solamente chi l'ha sperimentata, può comprendere effettivamente che cos'è. E' un perdersi nell'immensità di Dio, dimenticare il tempo. Si entra in una dimensione che trascende quella umana, in cui non si sente nemmeno più il corpo e si avverte che l'unico bisogno è quello di unirsi a Dio. Si comprende allora che la vita cristiana non è un "lavorare" ma un vivere nell'estasi. 
L'estasi nella quale talvolta sfocia la contemplazione, è l'uscire da un sonno spirituale, da un ristagno spirituale, da una stasi spirituale per entrare nella dimensione di unione con Dio. Non si può stare fermi davanti a Dio, ma non è un lavorare come noi lo intendiamo. Tante volte il fare troppa attività è il voler soffocare la propria voce interiore e un voler stare nel rumore per paura del silenzio. Chi ha fiducia nell'amore di Dio non teme il silenzio. E fiducia nell'amore di Dio non è negare realtà dolore come il Purgatorio e l'Inferno, ma sapersi abbandonare nelle sue mani. Le anime del Paradiso quindi vivono nell'estasi, fuori da quella stasi che spesso ristagna nel nostro cuore e nella quale affoghiamo dopo aver detto tremila parole e sentirci a posto. Ecco perché il salmista esclama che è inutile fare sacrifici, alzarsi presto per dovere (intendo solo quando questi sono attuati come un semplice dovere e poi si trasgredisce alla carità), perché il Signore nutre nel sonno i suoi amici e gli amici sono coloro che si uniscono davvero a Lui...

mercoledì 16 gennaio 2013

Il silenzio

Aspetto fondamentale della preghiera è proprio il silenzio. Esso conduce all'ascolto della Parola di Dio. Dobbiamo chiedere, lo ha detto Gesù stesso, ma dobbiamo farlo nel modo giusto, imperniato tutto sull'ascolto della Parola di Dio. Non può scaturire da altro. Se è vero che la preghiera è l'unione più profonda della creatura con il suo Creatore, allora non deve assumere le sembianze di un lungo monologo e di una lunga lista della spesa. Il rapporto con Dio non è un supermercato che attraversiamo con il nostro carrello e possiamo scegliere i prodotti che più ci garbano. Deve essere una continua dipendenza, anche quando Dio preferisce rintanarsi chissà dove e chiudersi nel silenzio.Talvolta è sorprendente come Dio ci accontenti anche nei piccoli desideri inespressi, ma è pure vero che alle nostre richieste che a noi sembrano giusto diventa sordo. Bisogna esporre i nostri bisogni ma umilmente, chiedendogli nello stesso tempo di essere pronti alla sua volontà. "Se tu vuoi", "Se tu puoi", sono espressioni genuinamente evangeliche che commuovono Dio, così pure l'umiltà della Cananea che strappa il miracolo a Gesù grazie alla sua insistenza. Si deve insistere ma umilmente. Se non ci esaudirà, stiamo comunque silenziosamente ai piedi di Gesù, forse un po' delusi, ma confidenti nella sua infinita misericordia che sa il motivo per cui non ci ha potuto concedere quello che abbiamo chiesto.

La preghiera vocale

Ho voluto riflettere prima sul valore delle parole che al giorno d'oggi sono state svuotate del loro senso più profondo. Ciò implica un'involuzione del significato delle parole pure quando si tratta di preghiere, soprattutto quando trattiamo di quelle liturgiche comunitarie. Se da una parte la gente che prega con noi, ci aiuta ad uscire dal nostro torpore e ci sprona a recitare le preghiere, dall'altra, può favorire la nostra distrazione. Ormai conosciamo bene le parti della Messa e perciò non si presta più attenzione né a quello che diciamo noi, né a quello che dice il prete. Le frasi sono diventate meccaniche, una risposta che si aziona come una segreteria telefonica, e così le nostre parole ed il nostro pregare diventa fatuo. Bisogna restituire alle parole il loro vero significato. 

Nel libro dei salmi dell'Antico Testamento, vi sono raccolte delle preghiere straordinarie che anche noi, sia nella recita della Liturgia delle Ore che nella Santa Messa, preghiamo. I salmi sono espressione profonda di un'anima che si eleva a Dio, toccano espressioni genuinamente poetiche, talvolta esprimendo la tragicità della condizione dell'orante, il dramma dello sentire la lontananza di Dio e del suo silenzio nell'agire. I salmi originariamente erano canti. Il canto è sempre stato l'espressione più alta della preghiera ma pure quella più difficile. Le parole dei salmi andrebbero ruminate, così come fa la mucca con il cibo. Ovviamente durante le preghiere comunitarie, non si possono fare pause lunghissime perché non siamo sempre dello stesso stato d'animo, ma a questo dovrebbe ovviare la nostra attenzione. Porre attenzione per poi riportare quell'espressione salmodica durante il giorno nelle varie contingenze della vita. Purtroppo tale miniera di santità viene prosciugata da uno sterile ripetere preghiere che sono diventate abitudinarie, così come il rapporto con Dio ormai limitatosi a tante regole da seguire senza amore. E così si assistono ad episodi tristissimi di persone che entrano ed escono dalla Messa, talvolta ancora più esacerbate di quando sono entrate. A proposito di questo, è per tale motivo che in certi foglietti per la Santa Messa, sono comparse delle scritte che esortano ad ascoltare le letture e non a leggere. E' importantissimo. La preghiera vocale nasce sempre dall'ascolto della Parola di Dio.

lunedì 14 gennaio 2013

Preghiera

Pregare è l'atto più importante del cristiano. Non rischiamo di perderci in una filosofia puramente filantropica, dimenticando la dimensione verticale del cristianesimo. E' verissimo che Gesù ci ha raccomandato di amare i nostri fratelli, perché chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. La cosa che rende possibile l'amore autentico, gratuito, è proprio la preghiera. E' questa che restituisce all'amore la sua realtà più vera ed essenziale, quella che si china sugli altri, come fece Gesù la sera dell'Ultima Cena. Con la festività del Battesimo, si è concluso il periodo forte del Natale, tempo in cui la Chiesa ci ha esortato a meditare sul mistero dell'entrata di Dio nella storia, per salvare l'umanità dal peccato. Al di là del romanticismo che si cela nella festività del Natale, in cui tutti si sentono in dovere di essere buoni, dobbiamo ricordarci che il Natale va visto in prospettiva pasquale, del grande evento che ha cambiato la storia: la Resurrezione di Gesù. La nascita è un evento naturale e chiunque può crederci. Anche gli atei possono festeggiare il Natale in fondo: forse credono che tanti anni fa, al di là del loro scetticismo, sia nata una persona, come può essere Gandhi, che ha mostrato al mondo il volto dell'amore. Certamente, poi non credono che il volto dell'amore sia Dio stesso. Finito il giorno di Natale, finisce tutto.
Pregare è quindi l'atto che ci unisce a Dio e non dobbiamo dimenticare di farlo, al di là dei vari modi in cui si può fare e che esamineremo nei prossimi post.

domenica 13 gennaio 2013

Di' soltanto una parola...

Aver fede nella Parola di Dio equivale a fidarsi totalmente della Persona di Dio. Ciò si comprende solamente se si riesce a dare significato alle parole... Non è scontato, è importante che ogni parola abbia un suo valore rispetto al suo contenuto. La nostra società purtroppo è affetta da un tale scempio di parole che le hanno svuotate del loro contenuto più profondo. La cosa, però, più eclatante di questo tempo, ma forse anche di altri tempi, è che abbiamo paura di alcune parole che contengono un certo impegno di vita, oppure le abbiamo cambiate proprio nel gettare il seme di una mentalità nuova, più moderna che non implicano un concetto di fede.
Le parole costruiscono la mentalità di una persona e di un popolo. È vero che i Latini affermavano che "verba volant, scripta manent", proverbio che sotto certi punti di vista è vero, ma per altri, non è così. Infatti, talvolta non si comprende se sono state le parola a formare una certa mentalità, oppure sono queste, ad essere espressione di essa.

È importantissimo restituire alle parole il loro vero, autentico significato e viverle nella loro pienezza. Questo processo è fondamentale per vivificare la preghiera, soprattutto quella liturgica che spesso, essendo fatta collettivamente, perde la sua essenza. Le parole, perdendo il loro significato, si svuotano divenendo inutili. Svuotare le parole del loro significato può essere la molla che fa infrangere persino i Comandamenti, o può indurre a dire bugie. Ogni parola svuotata, può essere usata a proprio piacimento, formando, così, dei bei templi di bugie che, pur essendo piccole, sono comunque gravi. Ci sono, infatti, certe persone, anche cattoliche, impegnate nell'ambito della Chiesa, che usano abitualmente le bugie. Le bugie sono peccato per chiunque, a qualsiasi latitudine ci si trovi. Che vergogna per un Cattolico abbassarsi a dire bugie!  

 

martedì 8 gennaio 2013

"Signore, non sono degno"


Lo ripetiamo durante la Messa prima di ricevere la Comunione: “Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa”. Mi fermo a quest'espressione perché mi pare importantissima la sua sostanza. “Non sono degno”.... Ma sono convinto di ciò, oppure è qualcosa di marginale nella mia spiritualità? Eppure è la base della più soda spiritualità. Abbiamo riflettuto sull'essenza del peccato e su come sia fondamentale la consapevolezza della gravità di esso. Bisogna avere molta fede nella misericordia di Dio, ma ciò non deve escludere la certezza che il peccato sia una realtà grave che spezza la mia esistenza. Più si ha questa cognizione, più riconosco di aver bisogno di Dio. L'entrata di Dio nella storia ha come scopo quello di salvare e liberare l'uomo dal dominio del peccato. Se pensiamo che Gesù sia venuto per guarirci fisicamente, ci sbagliamo di grosso.
Il non sentirsi degni implica il conoscere ed esser consapevoli della grandezza di Dio e quindi ritenersi completamente dipendenti da Lui in tutti i campi.

domenica 6 gennaio 2013

Il giudizio


Chi di noi non si è imbattuto in questa capacità appartenente all'essere umano e avrà dovuto lottare contro di essa per poter avere un pensiero prettamente cristiano?
Sì, perché la capacità di giudizio è propria dell'uomo, è una capacità che lo rende speciale. Discernere il bene e il male deve essere alla base di un'esistenza cristiana perfetta: l'ignoranza porta lontano da Dio, non conoscendo il peccato, facilmente vi si cade! Il giudizio, quindi, fa parte dell'intelligenza umana atta a elaborare dati, classificarli, confrontarli e quindi a possedere una personale idea che dovrà comunque passare al vaglio di criteri oggettivi ed universali.
Questi criteri oggettivi sono inscritti nella coscienza dell'uomo. Non possiamo degradare l'uomo ad animale, anche se vediamo in suddetta categoria, esempi anche di abnegazione e fedeltà che talvolta gli esseri umani non hanno. Non scordiamo, però, che l'animale spesso agisce d'istinto pure nelle azioni più eroiche. Spesso non sa trarre le conseguenze di un gesto, anche a suo discapito, come potrebbe essere la perdita della vita, proiettate nel tempo. La mente umana elabora in breve tempo le varie opzioni possibili e le proietta nel futuro. Spesso non c'è il tempo di valutarle approfonditamente e quindi reagisce quell'istinto che lo porta a salvaguardare la propria vita talvolta a discapito di quella altrui. Il tempo è tiranno in questi casi.
Quindi, la capacità di giudizio nell'uomo è una cosa positiva e propria dell'intelligenza umana che dovrebbe essere regolata dalla legge scritta nelle proprie coscienza. I criteri oggettivi sono determinati dai confini esistenti tra la propria e l'altrui libertà. Perché l'uomo spesso, pur sapendo qual è il bene, sceglie il male? È spesso dominato da criteri istintivi che gli fanno avvertire molto dolore perché sa che vanno contro la propria coscienza. Il dolore è una cosa buona che avverte quando una cosa non va bene. Alcuni, però, non sentono alcun rimorso e questo è dovuto a ciò che si è imparato, elaborato durante l'infanzia.
Il giudizio diventa peccato quando diventa “profondo”, quando, cioè, diventa condanna.

venerdì 4 gennaio 2013

Camminare insieme

Il Vangelo è ricco di esortazioni  a seguire Cristo, a rinnegare se stessi, prendere la propria croce e seguirlo. Ma che cosa significa esattamente “seguire Cristo”? In pratica è percorrere la stessa strada che fa l'altra persona, eliminando o cercando di far combaciare il proprio itinerario con quello di chi ci sta accanto. E non è così semplice visto che ognuno ha il suo passo e adeguare il proprio a quello altrui, talvolta è un po' difficile. Implica il rinnegare il modo di camminare personale, di pensare e progettare. C'è però, un guadagno: quello di seguire una persona straordinaria, che sa fare miracoli e soprattutto, che mi ama. Di conseguenza con il suo amore, ci donerà la forza di camminare assieme a Lui, di poter almeno intravedere il motivo di alcune sue scelte. Egli stesso adeguerà il suo passo al nostro, ma, sicuramente, non transigerà quando noi devieremo per strade estranee a quelle della carità.

giovedì 3 gennaio 2013

L'uomo senza volto


Vorrei riflettere su un film assai significativo intitolato: “L'uomo senza volto”. Un ragazzino di 12 anni appartiene ad una famiglia molto particolare, composta da una donna che conduceva un'esistenza frivola dal punto di vista morale e da altre due ragazzine, figlie della medesima madre, ma tutti e tre di padri diversi. In particolare spicca Charlie che dei tre, risente maggiormente della situazione disastrosa della famiglia. Tra una scena e l'altra emerge che suo padre era pazzo ed era stato internato in un ospedale psichiatrico. Charlie sa che suo padre era morto, ma non conosce bene lo svolgimento reale dei fatti. Il fallimento di un esame che gli avrebbe permesso di entrare all'accademia militare West Point, inasprisce le prese in giro delle sue sorelle. Egli, però, desidera entrare ugualmente nell'accademia perché sa che suo padre stesso l'aveva frequentata e vuole ritentare a fare l'esame. In quel paesino viveva un uomo misterioso dalla metà faccia sfigurata, che conduceva un'esistenza appartata, lontano da tutti e da tutto. I pettegolezzi non mancano sul suo conto sfiorando calunnie vere e proprie. Ricamano molto sulla sua celata esistenza appioppandogli numerosi delitti e azioni moralmente infime. Tutto questo è materiale propizio per la mente fervida dei ragazzini: chi sarà mai quest'uomo solitario accompagnato da un fedele cane lupo? Charlie comincia a studiare per l'esame e porta i libri ovunque, anche durante una spedizione diretta nei territori dove abita l'uomo misterioso. Il cane lupo dell'uomo fa fuggire i ragazzini prima del tempo e Charlie dimentica i libri sull'isola. Questi sono l'unico legame con suo padre che non ha conosciuto, quindi decide di tornare senza gli amici per recuperarli. Ma i libri sono ormai perduti e Charlie reagisce a questo shoc imbambolandosi, tanto che non s'accorge neppure che è ormai zuppo di pioggia. Questo termina l'inizio di una nuova ed autentica amicizia con l'uomo misterioso che diventa il suo precettore. Lo aiuta a prepararsi in un modo singolare ma che riesce ad appassionare il ragazzino allo studio. Per Charlie il difetto del fisico non conta pi, perché ha scoperto che quello costituisce solamente l'involucro di un uomo eccezionale che, a sua volta, ha saputo trarre dal ragazzino la sua parte migliore, togliendogli la sensazione di essere psichicamente disturbato. Abbattuto il muro di ciò che per gli altri costituisce una barriera nella costruzione di un rapporto vero, non esistono più remore e si presentano con schiettezza. La gente, però, avvolge nei sospetti l'esistenza dell'uomo segnata dalla sofferenza: fu un incidente stradale a sfigurare il suo volto, in cui perse la vita un ragazzo suo alunno. Fu condannato a 3 anni di prigione, ma la sua personalità ha un calibro che trascende ogni calcolo umano: egli fu condannato ingiustamente in quanto fu il ragazzino che stava con lui a provocare l'incidente, affetto da una morbosità eccessiva e patologica nei confronti del suo maestro il quale cercava di arginare la cosa. Egli preferisce che la sua persona sia bersaglio di critiche piuttosto che si scoprano i problemi del ragazzino, suo alunnno.
L'uomo forse non ha volto, ma possiede un cuore grande.
 Purtroppo anche l'amicizia con Charlie è destinata a finire sommersa da pregiudizi di ogni tipo. Charlie scopre dalla sorella che suo padre aveva dei seri problemi psichici e che si era ucciso. Ciò determina una crisi che lo spinge a rifugiarsi dall'amico senza volto. Lo sceriffo trova finalmente Charlie a casa dell'uomo, ma lo trova in mutande perché stava riposando. Ricomincia l'incubo dei sospetti che giungono al parossismo sfociando in un'azione giudiziaria intrapresa contro l'uomo sospettato di abusi nei confronti di minori e che lo costringono a non avere più alcun contatto con ul suo piccolo amico che, alla fine, riesce a superare l'esame di ammissione alla West Point e a superare il corso di 4 anni.

mercoledì 2 gennaio 2013

Ave, o Maria


È iniziato da ieri il nuovo anno. Il primo dell'anno cade la solennità importantissima della Madre di Dio. Parlare della Madonna è un dovere in quanto siamo figli adottivi, ma è pure un piacere. Aprire l'anno nuovo con questa solennità è significativo. Quant'è importante affidare alla Madre di Dio e Madre nostra ogni avvenimento o cosa che dobbiamo intraprendere alla Madonna! Ho sperimentato nella mia vita l'efficacia straordinaria della sua intercessione, ma la cosa che più mi sorprende è che, sì che mi accontenta in tante cose, ma solamente in quelle che vanno bene per la mia anima. Dapprima il suo silenzio sembra quasi un'ingiustizia, ma poi scopro che dietro di esso c'era un disegno ben più preciso. 
“Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. Al re piacerà la tua bellezza, Egli è il tuo signore, prostrati a lui. Da Tiro vengono portando doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo volto”.
Ho chiesto alla Madonna di darmi uno spunto di meditazione sulla sua vita e ho aperto a caso il libro della Liturgia delle Ore: mi è uscito il brano del salmo che ho appena citato. Davvero è denso di spunti, soprattutto se si applica alla sua vita.
Al momento dell'annuncio della maternità, si presuppone che Maria stesse pregando. In realtà nel vangelo non vi è scritto. Forse è la nostra buona coscienza di cristiani a pensare così, ma nel vangelo non vi è specificato, mentre lo è nell'annuncio della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria. Luca, infatti, specifica che l'apparizione avviene mentre lui stava officiando nel tempio. Luca, riguardo alla Madonna, dice semplicemente che l'angelo entrando da lei, la saluta dicendo “Ave, o piena di grazia, il Signore è con te.”
Nell'Antico Testamento, è comune: “Vai, io sarò con te”.
La presenza del Signore in Maria è piena. Non ha messo un verbo al futuro ma al presente. La presenza di Dio è attuale, in quel preciso istante.
Ascolta. Maria, nonostante il turbamento, si pone in quell'istante in ascolto di ciò che l'angelo le sta per dire. Fa attenzione, o Maria, a questo messaggio. Maria viene esortata in effetti a dimenticare il suo stesso popolo e la casa di suo padre. Infatti, viene chiamata ad un missione che le chiede tutto, di non aver paura della sua reputazione e quindi di lasciare totalmente il suo amor proprio, per abbracciare in pienezza la missione che Dio le ha affidato. Maria è chiamata a riconoscere in Dio il suo Signore, il Signore della sua vita, in tutto. Maria accetta pienamente, senza riserve questo programma che Dio ha pensato per lei, affidandosi totalmente alla sua volontà.
Affidiamo, perciò, questo nuovo anno, sotto la protezione della Madonna. Buon anno a tutti.

martedì 1 gennaio 2013

Il Natale e il senso del peccato


Sembra un paradosso ma possedere il senso del peccato e della propria zona d'ombra aiuta a comprendere maggiormente la venuta di Cristo sulla terra. Chi non considera la gravità del peccato, non sente il bisogno di Dio e quindi l'Incarnazione di Gesù è inutile. Chi non ha il senso del peccato, crede che tutto quello che fa sia lecito e giusto. Non ha bisogno del perdono.