venerdì 2 marzo 2012

Croce


Ci sono alcuni momenti così difficili che, pur amando il Signore e desiderando immensamente la sua presenza, il suo contatto, non si ha nemmeno la forza di pregare, almeno con le formule che la Chiesa propone. L'attenzione non c'è più, si fatica a mantenere la mente su ciò che si dice e si ha quasi l'impressione di sprecare le parole. È un momento di purificazione intensa, è l'ora della croce, della sofferenza intensa, senz'alcuna consolazione...La croce stessa, allora, diventa preghiera. Si comprendono appieno le parole che Benedetta Bianchi Porro sentì da una sua amica: la croce è quando sei spogliato di tutto, anche della tua stessa forza di combattere i tuoi difetti, affinché tu comprenda che non sei tu ad agire nel tuo spirito, ma è Dio stesso. La croce, sebbene Dio sembri assente, diventa la contemplazione suprema del suo mistero d'amore, diventa preghiera e tensione all'eternità. Non servono le parole, sei spogliato persino di quella consolazione. Infatti, quante volte pure la nostra preghiera è intrisa di amor proprio o almeno di una ricerca di consolazione?
La consolazione serve ai nostri sensi, per invogliarci ad accostarci a Dio, ma Egli talvolta permette quest'aridità estrema per farci comprendere che è il suo amore che ci santifica.
Quanti esempi luminosi di santi, morti in giovane età che hanno saputo fare della loro malattia quell'olocausto d'amore, passando per un'aridità intensa!

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