martedì 31 gennaio 2012

L'umiltà di cuore


Una virtù difficile da possedere che esige la mortificazione di una parte di noi stessi sempre pronta ad imporsi qual è l'orgoglio: l'umiltà. Come il solito mi piace scendere nel cuore delle parole per penetrarne l'essenza e sentirne battere il cuore, sentirne vibrare le corde più nascoste. 
Umiltà, humus, terra: l'uomo secondo la Bibbia è tratto da Dio dalla terra. Certamente, perché è il destino del nostro povero corpo che, quando il tempo concessogli sulla terra scade inesorabilmente, viene affidato alla terra. Ritorna polvere. Il tempo agisce sulla carne che si decompone fino a diventare polvere. Diventa humus, terra, fino al momento della resurrezione. La scienza ha ben ribattuto, con i suoi studi e scoperte, che l'uomo è costituito per la maggior parte di acqua. Bello, bellissimo, non c'è altra materia che si trasformi e dia vita come l'acqua! L'acqua è fondamentale per poter dare una forma alla terra, per amalgamare quei granelli che in una condizione di secchezza, non riuscirebbero ad unirsi.
Il nostro corpo ha una dignità, è capace di dare la vita. Dio, però, ha fatto molto di più. Ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza infondendogli il Suo Spirito, il Pneuma...
Mi sono interrogata più volte su come raggiungere almeno il primo grado dell'umiltà. Mi sarebbe piaciuto avere una ricetta o una formula magica che avrebbe permesso al mio cuore di conquistare l'umiltà. Una volta affermavano che le umiliazioni permettevano di acquistare l'umiltà. Non sono d'accordo del tutto: l'umiltà deve affondare le sue radici nel cuore il quale deve diventare consapevole di essere stato tratto dalla terra e che ad essa tornerà. Meditare sulla precarietà umana e sulla morte è importantissimo.
In quest'epoca che ha un rapporto assai conflittuale con la morte, anche tra i cattolici, difficilmente si entra nel cuore della virtù.
È vero che, automaticamente, allontaniamo dal nostro spirito l'idea della morte. C'è una parte di noi che si sente eterna o sente la morte lontanissima dal proprio vissuto.
Umiltà non è sinonimo di bassa autostima, anzi, proprio la scarsa autostima sembra essere l'ostacolo più grande al raggiungimento dell'umiltà, perché non si possiede un rapporto sereno con se stessi. E lo dice lo stesso Gesù: bisogna far fruttificare i talenti che Dio ci ha dato e, per farli fruttificare bisogna pure conoscerli, altrimenti si fa come quel tale che li sotterra diligentemente e subisce i rimbrotti aspri del padrone! 
Le umiliazioni talvolta abbassano ancor di più l'autostima, altro che umiltà! E se c'incarichiamo di far crescere qualcuno nell'umiltà e non riconosciamo che ha già l'autostima sotto i tacchi... gli diamo la spinta affinché si butti definitivamente dalla finestra!
Riconoscere i talenti, quindi, per impiegarli. Le umiliazioni semmai aiutano il cuore a comprendere che i talenti non sono suoi, ma gli sono stati dati dal buon Dio e, perciò, non deve attaccarsi ad essi.
Di per sé l'umiliazione è da ritenersi una cosa negativa soprattutto per chi l'indirizza che manca alla verità e quindi alla carità.
Come riconoscere e capire nel profondo che ogni dono è stato dato da Dio? Semplice: ho una bellissima voce e so cantare, ecco che tutto ad un tratto una malattia mi toglie l'uso delle corde vocali e non posso nemmeno più parlare. Ecco dov'è finita la nostra bella arte. Come potremmo gloriarci di qualcosa che non è nostro ma è solamente dato in dono o in prestito? Perciò se qualcuno ci umilia dicendo il falso, non dovremmo stupirci! Ma quanto è difficile soprattutto quando abbiamo a che fare con l'orgoglio che morirà tre giorni dopo di noi!

lunedì 30 gennaio 2012

Vari tipi di notte oscura


Esistono vari tipi di notte oscura dell'anima che dipendono dalla causa di questa. Una persona tiepida che si allontana facilmente dai Sacramenti e che conduce una vita cristiana prettamente esteriore, passerà in una notte oscura dei sensi, provocata da sé. Basta infatti che conduca nuovamente una vita sacramentale e di preghiera, per risentire il piacere di stare vicino a Dio e la delizia delle cose spirituali... Questa notte è permessa comunque da Dio, affinché l'anima si scuota da quella condizione di torpore che le impedisce di camminare. A quell'anima donerà immediatamente, con la ripresa della vita interiore di preghiera, il piacere per le cose di Dio, per farle capire che era in una condizione di errore e che è importantissimo, mantenere quel filo di comunicazione con Lui. 
La notte oscura dei sensi è un momento molto delicato per l'anima che sente vibrare il dubbio nel profondo del suo cuore. Vede che il senso della sua vita è svanito e il bene che fa non ha più valore, destinato a scomparire nel buio eterno del nulla. 
Quando l'anima ha raggiunto un grado abbastanza alto di perfezione, passa per questa notte oscura dei sensi, in questo senso di nullità e di dubbio per sentire ancor più nostalgia del suo diletto.
Un po' come avviene tra due innamorati: quando sono lontani, se l'amore è vero, non si affievolisce, ma nel loro cuore matura sempre più forte il desiderio di rivedere Dio. Ma la condizione dell'anima in questo momento è assai delicata, perché il ricordo della sua precedente unione con Dio, anziché rinvigorirla, la getta nello sconforto più profondo. Ella è costretta a vagare nel buio, cercando quella stella luminosa che si è nascosta ai suoi occhi e non vede più.
Dio esige da quell'anima l'offerta di tutto quello che ha. Siccome materialmente le ha già chiesto tutto, le domanda la cosa che gli è più cara per la redenzione dell'umanità: la presenza di Dio nella sua  vita.

domenica 29 gennaio 2012

La notte oscura

La notte oscura dell'anima è quel momento in cui l'anima non sente più la presenza di Dio. Può essere scatenata anche da eventi esterni di sofferenza ed ingiustizia, oppure spuntare come un fiore, apparentemente senza motivo nel prato dell'anima... Allora cala una notte oscura, densa, avvolta da un buio impenetrabile che non lascia intravedere più nulla, nemmeno il nostro bene più prezioso: Dio. Non si riesce più a vedere nemmeno l'utilità del bene che si compie, così l'anima geme, si sente separata quasi definitivamente da Dio, immersa in un illusione che sembra più reale dell'esistenza di Dio e di una vita eterna. Sembra che l'anima si sia ingannata per lungo tempo, che non esiste quel Paradiso a cui anela fortemente e che la vita non possiede alcun senso supremo se non quello di scomparire in un buio sempre più impenetrabile. Oltre la morte nulla: a che pro quindi, fare del bene per poi finire in un burrone  senza fondo, in quella notte del nulla ancor più profonda di quella che vive nel presente, ma ancor più disperata perché eterna?

sabato 28 gennaio 2012

Giustizia e carità


Non sempre se aiutiamo qualcuno compiamo atti di carità. Spesso si fa confusione tra carità e giustizia e si pensa che quando facciamo del bene sia sempre carità. Non è affatto così. Prendiamo ad esempio un ricco e un povero. Il povero lavora duramente e possiede comunque pochissimi soldi. Il ricco, invece, lavora di meno. Questo decide di donare al povero parte dei suoi beni. Egli compie un atto di giustizia e non di carità. Nel mondo accadono infatti molte ingiustizie. Ad esempio il divario tra il nord e il sud del mondo. Non è giusto: quindi se il nord aiuta il sud del mondo, è un atto di giustizia e non di carità.
Trasferiamo questo discorso in un ambito ristretto, quello delle nostre vite, riguardo, però, alle cose spirituali. Non tutte le malattie o dolori provengono da un'assoluta santità, talvolta sono conseguenza del nostro peccato. San Luca lo esplicitava molto bene nel suo vangelo. Quando racconta le più disparate malattie che Gesù, lungo il corso della sua vita terrena, si trova a curare,distingue bene tra malattia derivante dal peccato, dal demonio, dal desiderio di riparare il male fatto dall'umanità. Attualmente il discorso sulla giustizia di Dio, ci fa storcere il naso, ma in fondo la carità si fonda sulla giustizia. Sarebbe ridicolo che Dio desse il paradiso senza faticare a coloro che per tutta la vita si è dato al libertinaggio, sarebbe un atto contro giustizia che farebbe dubitare il più grande santo di questa terra, tanto che i santi di volta in volta, tutti quanti, hanno testimoniato l'esistenza del Purgatorio e dell'Inferno, anche quelli che hanno predicato la misericordia di Dio! Trasferiamo ancora una volta questo discorso nel contesto di vite cristianamente impegnate e quindi riguardo a peccati o mancanze più piccole. Riflettiamo ciò che accade più volte nelle nostre vite. Un esempio pratico per intenderci meglio. Critico chi sta accanto a me perché, secondo me, ha inventato una malattia... ahimè, il giorno dopo viene una male anche a me e faccio le medesime cose per cui ho criticato quella persona!!! oppure la critichiamo per qualsiasi altro difetto ed ecco tac! Il Signore permette che cadiamo nello stesso difetto, per farci comprendere che non abbiamo agito bene... non certo perché siamo santi da essere elevati agli onori degli altari! Così, riflettendo sulla propria vita è semplice, riuscire a capire questo concetto e l'agire di Dio che, comunque, tramite quella sofferenza, rivuole condurre quell'anima al bene. Sta all'anima saper discernere ciò che le sta accadendo e quindi redimersi da quel difetto o peccato in cui è caduta e perciò saperla offrire per scontare il proprio peccato e la sua conseguenza, oppure per l'umanità. Dio permette quella sofferenza per il bene di quell'anima!
L'atto di offerta pura, la carità di offrire la propria sofferenza per la redenzione del mondo, avviene in teoria quando non abbiamo più peccati nostri da scontare. Dio sceglie queste anime elette affinché offrano a Dio un'offerta pura per redimere i peccatori. E questa è carità...Non le nostre malattie conseguite al peccato.

giovedì 26 gennaio 2012

Buio, creazione di Dio

Come nel creare il mondo, Dio separò la luce dal buio e fu una cosa buona, così nella nuova creazione permette che le tenebre scendano nell'anima dell'uomo. Ed anche questa è una cosa buona.

Il buio che Dio permette scenda nel cuore dell'uomo, è comunque una volta stellata, tenui luci che splendono fioche. C'è sempre la stella polare che permette all'anima immersa nel buio di orientarsi.

L'anima passa la sua notte oscura per poter riposare ancora di più nel cuore di Dio.
Nella notte dei sensi l'anima non sente più Dio, cala un sipario silenzioso che rende tutto ovattato. Gli occhi dell'anima non vedono più Dio: La paura sta in agguato...

martedì 24 gennaio 2012

Ninive, la grande città

La prima lettura di domenica scorsa, mi ha fatto riflettere sul significato di città anche dal punto di vista biblico. La città è il luogo spiritualmente pericoloso. In essa si trovano tutti gli svaghi possibili e, quindi, più occasione di peccare. La città diventa, per gli Ebrei, segno concreto dell'orgoglio umano che s'incarna nella magnificenza dei palazzi, templi e monumenti. La città: confusione spirituale, occasione di scandalo e perdizione. Pensiamo solo a ciò che disse Giovanni nel versetto 11,7 dell'Apocalisse riguardo a Roma che pure diventò sede della Chiesa: la paragonò a Sodoma ed Egitto per i grandi peccati d'impurità che si commisero...Anche se, nello stesso tempo, fu proclamata santa come Gerusalemme perché cuore pulsante della Chiesa.

Mi è venuto spontaneo pensare ai grandi cambiamenti degli ultimi tempi che, con l'avanzare del progresso, hanno visto le campagne sfollarsi per riempire la città. Il progresso è una cosa molto buona come diceva Bacone, perché  aiuta il corpo a cooperare per il bene. Lo espone, però, a rischi maggiori. La città, con il suo duro cemento, ha voluto chiudere agli occhi dell'uomo il grande libro della natura che con la sua stessa esistenza e i suoi ritmi gli parlava di Dio. I ritmi frenetici della città soffocano i momenti di silenzio, tempestano di rumori assordanti l'udito.

Riflettendo, gli Ebrei sembra che abbiano ragione a boicottare le città! E le città sono diventate teatro di tante vite, e non se ne può fare a meno.
La natura insegna la riflessione, la pazienza dell'attesa, lo stupore per le coese più semplici. Tutto soffocato dal cemento, dai ritmi frenetici imposti dalla società odierna...

giovedì 19 gennaio 2012

Eresia...apostasia

E' difficile cogliere le problematiche dei nostri tempi riguardo alla fede. E' un tempo strano, immerso in una fitta oscurità. E' una società smarrita, priva di una sua identità, sballottata dai marosi del relativismo. Per comprendere se stessi, come si è nel presente, è fondamentale conoscere il proprio passato. Siamo come un quadro splendido, il risultato, cioè, della combinazioni di più colori. Se essi si mischiano, vediamo bene il risultato, ma non i tratti singolari di ogni colore. Si vede bene di essere il risultato di colori mischiati fra loro, ma non si distinguono i colori originari. Vari studi medici di neonatologia, hanno confermato come il feto sviluppi molto prima di quanto si pensasse un tempo, la reazione al dolore... E' quindi credibile la teoria della psicologia moderna affermante che la nostra psiche si forma fin da quando siamo ancora nella pancia della mamma.
Così, per comprendere la storia odierna, bisogna guardare al passato e analizzarlo. Sono la storia e la sociologia che si occupano dell'analisi del passato per capire e identificare i tratti della società. La società raggruppa persone che possiedono fra loro alcuni aspetti comuni. Partendo dal significato delle parole, si può risalire al motivo del loro uso e all'identità della "cosa" a cui facciamo riferimento con quella parola.
Avevano ben ragione gli Ebrei a dare importanza ai nomi propri che, secondo loro, dicevano tutto del bambino, tanto da avere attribuirgli origini divine. Ecco allora l'annuncio dell'angelo a Zaccaria, il quale indicò il nome da dare al neonato...
Minore importanza veniva data ai nomi dai Romani..
Partiamo dal termine società. Esso deriva da societatem, da socius che significa "compagno", quindi il verbo "sociare", unire...
Due soci di una ditta collaborano per il bene comune. Formano una società, un gruppo di persone che lavorano per lo stesso scopo pur avendo mansioni diverse e mantenendo la propria psicologia e mentalità. La società non si regge più quando si offusca il raggiungimento del bene comune e si cerca di perseguire il proprio potere. La società comincia a distruggersi perché l'obiettivo non è più comune.
Gli emarginati sono coloro posti fuori dai margini della società, lo dice la parola stessa. Ogni epoca è caratterizzata da un aspetto particolare; questa è l'epoca del consumismo, della realizzazione di sé. Coloro che sono emarginati, sono le persone che non producono: malati, anziani, disadattati. Ai tempi di Gesù erano emarginati anche i bambini e le donne, ma grazie alla costituzione della Carta dei diritti dell'Infanzia, e al riconoscimento dei diritti della donna, si vede in loro il riflesso del futuro e quindi di una possibile produttività.
Siamo abituati a sentir parlare di tolleranza, di pace, di uguaglianza, ma, se si analizza la situazione, si denota una superficialità estrema. Sono valori fragili perché non si fondano su una cultura cristiana. L'uomo, in questo ultimo secolo, ha inventato delle intelligenze artificiali simili alla sua, dimostrando così che non ha bisogno di Dio. Ha cercato di far progressi nella scienza non tanto per debellare le malattie ma giungere al cuore della vita: creare in laboratorio la vita; ma poiché la vita creata nel laboratorio, non è voluta da Dio, non ne riceve il soffio e assomiglia alle intelligenze artificiali che non possiedono alcun cuore.
Gli emarginati di questa società sono molti di più di quanto pensiamo. Purtroppo è così. Questa è l'epoca dell'apostasia. 
Nei primi secoli del cristianesimo si assisté a numerose eresie, ad atteggiamenti discutibili di alcuni papi. Questo perché la religione occupava un posto preminente nella società e possedeva un potere temporale che influiva profondamente nel tessuto connettivo di essa.

domenica 15 gennaio 2012

Anima bambina con ali d'aquila

Il bambino ha tanti progetti per il suo futuro, sebbene non ne comprenda pienamente la portata. Ha fiducia di raggiungere obiettivi importanti e non mette in conto le varie difficoltà che potrebbero ostacolarlo. Nei suoi progetti sembra avere ali d'aquila. Così dovrebbe essere la nostra anima: ambire alla santità, nonostante sperimenti la sua fragilità, pensando che Dio stesso ci fornirà delle ali d'aquila per volare in alto verso la luce senza tramonto e non credere che la nostra fragilità c'impedisca di raggiungerla.

sabato 14 gennaio 2012

Essere come bambini

Il Signore Gesù ha esortato i suoi discepoli ad essere come bambini, certamente non riferendosi al loro egocentrismo, di cui si liberano dopo l'età adolescenziale, ma alla consapevolezza di essere dipendenti in tutto dai propri genitori. Percepiscono che senza la presenza di questi, la loro vita è in pericolo.
Sentono che non sono capaci di fare qualche cosa e non si vergognano di domandare aiuto
Quando imparano a camminare, i genitori sono il loro sostegno, si beano della presenza e, senza grandi discorsi, comunicano i loro affetto.

La nostra anima deve essere come i bambini: deve sentire che senza Dio non può nulla... sentire la propria fragilità ad ogni passo del suo cammino spirituale.

venerdì 13 gennaio 2012

Ti porterò nel deserto

"Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore"
La vera preghiera non è per niente facile: il nostro cuore diviene talvolta il centro d'incontro di tante emozioni negative che lo travolgono. 
La vera preghiera scaturisce dalla carità verso Dio che poi esplode nell'amore verso il prossimo. Ma quel vento, come ho già detto, può portare semi di ogni genere. Bisogna avere una vista fine, saper scrutare gli eneti. Dio ci porta nel deserto della tentazione per parlare al nostro cuore. C'insegna la carità facendoci sperimentare l'incomprensione e la persecuzione.
Bisogna che la carità si alleni attraverso le prove della vita. Non possiamo affermare di possedere la vera carità quando tutto va bene. Non siamo stati nel deserto e Dio non ha parlato al nostro cuore!
Se è vero che il molto pregare non sempre è sinonimo di santità, la carità, il vero amore, si apprendono in ginocchio...

giovedì 12 gennaio 2012

Ti attirerò a me

Se una persona si mortifica, pratica la vera carità verso i nemici, Dio dona alla sua anima la vera pace. Egli dimorerà nel suo cuore, prenderà stabile dimora in esso lasciandogli la pace.
Dapprima attirerà l'anima con una gioia sensibile, per farle comprendere che sta agendo secondo la Sua volontà, poi la porterà nel deserto dove tutto è avvolto dal silenzio più spesso. In quel cuore lascerà l'effetto del suo saluto: "Shalom!"

mercoledì 11 gennaio 2012

La vera preghiera

La vera preghiera scaturisce dall'unione del proprio cuore con quello di Dio. Dio non vuole un cuore senza sentimenti ma senza sentimentalismi. San Paolo lo afferma quando esorta i fedeli ad avere in loro gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Ce lo disse Cristo stesso: "Imparate da me che sono mite ed umile di cuore!"
Se Gesù non avesse avuto alcun sentimento, San Paolo non avrebbe esortato ad avere gli stessi sentimenti di Gesù. La preghiera deve impiegare tutte le nostre facoltà, anche i sentimenti. Non è ovviamente una facoltà che deve avere predominanza sulle altre. Tutte le nostre facoltà devono intrecciarsi a formare una trama stretta di cui non si distinguono i fili che la compongono.
Chiaro è che il cuore di Gesù non aveva alcuna traccia di cattiveria ma di libertà e d amore. Non è quindi vera preghiera quando nel cuore abbiamo del rancore o dell'odio.
Ci sono dei sentimenti ce sono negativi ed altri positivi. Questi sono spontanei e sfuggono alla ragione... Tuttavia possono essere domati dalla volontà e il rancore essere guarito dal perdono di Cristo. Sì, perché, sebbene i sentimenti siano istintivi, devono essere guidati ed educati dalla ragione.
Dobbiamo quindi pregare con sentimenti di amore, misericordia. I sentimenti di rancore, paura, odio, ci paralizzano e ci conducono a pensare sempre alla persona che ci ha fatto del male.
Le parole che noi pronunciamo durante la preghiera, anche quella di cui si avvale di formule, devono entrare nel nostro spirito come pioggia o neve che irrora la terra e produce mutamenti nel terreno.
La preghiera con formule non deve bloccare lo spirito in una sterile filastrocca, ma deve agire in profondità. Non lasciamo che il nostro terreno inaridisca e diventi impermeabile e perciò l'acqua scorra senz'alcun effetto, ma facciamo sì che esso sia molle e quindi permetta alla pioggia di penetrare e fecondare il seme della fede che sta nel cuore della terra.
E non abbiamo timore della violenza del vento delle prove: esso, con il suo soffio, porta semi di ogni genere, anche quelli che noi non sospettiamo esistere. Il vento porterà nel nostro terreno tutti i semi possibili e la pioggia della preghiera feconderà il terreno della nostra anima. Allora, nel giardino della nostra anima fioriranno tanti tipi di fiori che spanderanno i loro delicati aromi e che allieteranno la vista di chi contemplerà la nostra anima...
Si può quindi pregare senza nessun effetto, non è detto che il pregare molto ci faccia crescere nella santità, dipende dalla qualità stessa della preghiera e dal tipo di terreno che possediamo.

martedì 10 gennaio 2012

Parlare con Dio

Un altro aspetto che mi ha fatto riflettere profondamente del diario di santa Faustina, era il dialogare con Gesù.
Ad un certo punto, suor Faustina sta sopportando alcune pene riguardo alle difficoltà di attuare il comando di Gesù di pitturare la Sua immagine. Suor Faustina non ritiene opportuno presentare il suo dolore a Gesù, in quanto Egli ne conosce già l'intimo tormento. Ma Gesù la sprona ad esporre le sue difficoltà comunque, ad aprirgli l'animo con fiducia. La nostra vita spirituale può possedere due aspetti diametralmente opposti: nel primo, quando ci accostiamo a Dio, siamo parchi di parole personali e colmi di formule preconfezionate; nel secondo travolgiamo Dio con una valanga di racconti e parole, senza essere capaci e pronti ad ascoltare cosa vuole dirci Dio riguardo a quell'avvenimento.
Le preghiere insegnateci dalla Chiesa sono semplici, senza contenere elevazioni particolari, ma ne rappresentano il cuore stesso. Esse sono divise in due parti: la prima di lode, la seconda di richiesta. Non sono di certo parole che commuovono Dio, ma l'amore di cui le colmiamo.
L'importante è non svuotarle di questo contenuto prezioso, altrimenti ne rimarrebbe solamente la forma di cui Dio non sa che farsene. Le trasformeremmo in quei cembali squillanti che provocano solamente rumore.
La Madonna ha ordinato di dire il Rosario? Ebbene, bisogna dirlo tutto come una filastrocca, senza nemmeno pensare al contenuto delle parole che pronunciamo. Svuotandole del contenuto ne rimane solo la forma. Bene, dopo aver detto tutto il Rosario, posso affermare di aver recitato le preghiere, ma di non aver pregato! Nel primo aspetto della preghiera, talvolta si affaccia il timore del silenzio, di intravedere ciò che si nasconde negli anfratti dello spirito e che forse non accetteremmo di noi stessi. Non vogliamo vedere noi stessi perché il nostro intimo non è regolare come lo schema delle nostre preghiere.
Nel secondo aspetto della preghiera, il nostro racconto può essere un perfetto monologo che non desidera incontrarsi con il Logos e per tale motivo rimane sterile, non aperto al volere di Dio.

lunedì 9 gennaio 2012

Adesione alla volontà di Dio

Ritornando al diario di santa Faustina, fa riflettere il punto in cui Ella dice che, prima di sottoporla a certe sofferenze, Gesù le domandava se era disposta ad accettarle per salvare qualche anima. Il suo "sì" ne aumenterà la gloria in paradiso. Il suo possibile diniego non le toglierà alcuna grazia E' un di più che Dio le domanda per la salvezza delle anime. Con la sua accettazione le avrebbe guadagnate a Dio.Questo ci deve far riflettere sulla nostra accettazione di alcuni sacrifici o sofferenze che Dio presenta sul nostro cammino e ci deve spronare ad aprirci alla sua volontà, senza timori.

domenica 8 gennaio 2012

Un amore che non condanna

Non si può chiudere gli occhi dinanzi al peccato, anzi riconoscere il male è una caratteristica che l'uomo possiede, importantissima, perché aiuta a discernere ciò che è bene nel corso della propria vita e quindi sceglierlo. Gesù non ha insegnato a mettersi delle grandi fette di salame sugli occhi e a non riconoscere il peccato. Ha insegnato ad amare, a prendere su di sé le conseguenze del peccato altrui per redimerlo, per guadagnarne la conversione.

sabato 7 gennaio 2012

Preghiera, luce sui propri difetti

Non è difficile comprendere che più ci si avvicina a Dio e più si scorgono i propri difetti. Basti pensare al momento in cui si muore. L'anima lascia il corpo e si presenta a Dio. La grandezza di Dio fa scorgere senza veli la verità dello stato dell'anima. Essa stessa, quindi, sceglierà il posto in cui collocarsi. Quando la preghiera diventa luogo d'incontro con Dio, produrrà nel cuore il seme dell'umiltà. Per questo motivo, più la preghiera è autentica, più si acquistano i gradi dell'umiltà.

venerdì 6 gennaio 2012

Epifania del Signore

Così come al momento della morte di Gesù, tutta la natura si ribellò, con terremoti e con il calare dell'oscurità, al momento della sua nascita, vi fu un tripudio di luci che ne annunciarono la gioia e lo stupore. Sì, perché tutto, anche la Creazione stessa, è sottoposta alla corruzione del tempo e il fatto che il Creatore di cui non si osa neppure pronunciare il nome abbia assunto un corpo mortale, suscita gioia e stupore. Gesù si è incarnato per salvare tutta l'umanità, senza distinzione: poveri e ricchi; giudei e pagani.
Nel vangelo di Luca il quale risalta maggiormente la misericordia di Dio, si racconta solamente l'adorazione dei pastori, mentre in quello di Matteo, quella dei Magi. 
Nel racconto di Luca. il Cielo stesso non riesce a contenere tale gioia e gli angeli appaiono a gente umile, i pastori, considerati gli ultimi dalla società contemporanea.
La Creazione visibile e quella celeste non possono contenere questa grande gioia e quindi l'una e l'altra annunciano la nascita del Salvatore. Quella celeste si manifestò a gente di condizione sociale umile e quella visibile ad alcuni Re dell'Oriente, gente ricca, ma straniera. Entrambe le categorie, dovettero mettersi in viaggio per poter vedere e quindi adorare il Bambino. Il re Erode, il popolo di Gerusalemme insieme con i sapienti della  Legge, ricevettero l'annuncio del Salvatore dai Re Magi. Sembra quasi di assistere alla comunicazione della scala di valori della mentalità di Dio: ai pastori venne comunicato dagli Angeli; agli stranieri ricchi e sapienti dalle manifestazioni insolite del Creato e al re Erode, ai sapienti della Legge e al popolo di Gerusalemme, da persone comuni, i re Magi, che si fecero portavoce dello straordinario.
Il re Erode e il popolo di Gerusalemme non si misero in viaggio per adorare il Bambino, ma rimasero fermi, paralizzati dal timore e dal loro egoismo. Studiarono su quell'avvenimento per vagliarne la veridicità. Credettero all'annuncio ma non si aprirono ad esso e rimasero fermi nel loro egoismo e nella loro sete di potere che scaturiranno nella furia omicida con l'uccisione dei santi Innocenti. E noi, a quale categoria apparteniamo?

La lettera a don Tonino Bello


Pochi giorni fa, ho ascoltato tramite Radio Maria, la lettura di una lettera indirizzata a don Tonino Bello. Era una lettera particolare, strana, che riportava l'eco di un certo farisaismo. Essa si riferiva al contenuto delle prediche di don Tonino Bello che esortavano gli emarginati, i peccatori, gli ammalati a credere all'amore di Dio, a sentirsi i prediletti. Il mittente si lamentava di sentirsi un escluso dal'amore di Dio in quanto conduceva un'esistenza serena, ordinaria, ricca anche di soddisfazioni donategli dai figli, piena di salute. Umh... c'è qualcosa che non va nel ragionamento di quest'uomo. Don Tonino Bello rispose che tutti, anche se non si è particolarmente provati, sono amati da Dio e gli fece notare che tutti noi abbiamo bisogno di Dio perché possediamo delle povertà, forse non così evidenti, come il peccatore o l'ammalato. Abbiamo cioè, indistintamente bisogno del medico spirituale, Gesù, perché segnati dal peccato.

Quella lettera non riproponeva la preghiera del Fariseo al Tempio perché non c'era traccia di ringraziamento, ma vagheggiava un'esclusione dall'amore di Dio e sembrava avere il sentore dei sentimenti del figlio maggiore della Parabola del filgliol prodigo. Nessuno può sentirsi giusto davanti a Dio, come in effetti non lo è. Chi si crede giusto è perché non ha mai sperimentato la era preghiera e non si è mai avvicinato realmente a Dio. Basta esplorare sinceramente la propria anima per comprendere quanto essa sia incline al male o nel pericolo di cadere! Egli ama tutti e tutti  siamo poveri e ammalati se non nel corpo, nello spirito... E se pensiamo di non sbagliare mai, siamo dei poveri accecati ai quali Dio non riuscirà ad aprire mai gli occhi. Poveri... poveri illusi che punteranno il dito verso Dio e i fratelli!

giovedì 5 gennaio 2012

Medjugorie, porta del cielo


Non è ancora approvata dalla Chiesa, però Medjugorie è meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera, di guarigioni interiori e fisiche. Credibili perché sono una continuazione dell'apparizione di Fatima, quelle di Medjugorie sono tuttavia oggetto di violente dispute: vere, non vere... i veggenti sono o non sono impostori. Accuse e dispute non estranee alle Apparizioni di Fatima e Lourdes. il crederci non aggiunge nulla alla nostra fede, così come il non crederci non toglie nulla. Ciò che noi stiamo vivendo con Medjugorie, lo hanno vissuto i contemporanei delle apparizioni di Lourdes e Fatima:  incredulità, dubbio, timore, perplessità. Ripensando a queste, sospiriamo proclamandone beati i contemporanei e non ci sfiora nemmeno l'idea di poter essere beati pure noi contemporanei delle apparizioni di Medjugorie. Fondare tutta la fede in queste, no; tanto meno avere manifestazioni che sanno di paganesimo, superstiziose all'ennesima potenza, non è giusto! Però, come si suol dire, lasciare il beneficio del dubbio, è l'atteggiamento più giusto. La Chiesa, poi, provvederà a suo tempo, ad esprimere il suo parere. Tanti affermano, alcuni tacitamente, che la Madonna non può apparire per così lungo tempo.Dicendo così, però, ragioniamo da uomini, esclamando che Dio ha una visione assai differente dalla nostra. La superbia e l'orgoglio non avevano permesso ai Farisei di riconoscere Gesù. Vogliamo dettare legge anche a Dio, oggi più che mai.

La Madonna sembra sfidare questa società atea che crede solamente ciò che vede, demolendo le soglie del tempo, dichiarandone la sua relatività. Non è così strano: ad una società che afferma di non avere mai tempo, si mostra per lunghi anni come per affermare che la mentalità del tempo è sbagliata. In un tempo di pace per l'Europa perché esente da guerre, si proclama Regina della Pace come per affermare la vacuità e l'apparenza di questo periodo.
Solo Lei, porta del Cielo, può portare i cuori degli uomini alla vera pace e gioia che esulano dal tempo scandito dai nostri orologi.

mercoledì 4 gennaio 2012

La crisi economica

Come avevo accennato qualche tempo fa, le anime del Purgatorio, avevano già predetto la grande crisi economica che ha travolto il mondo. Fino al 2009 era latente, sotto uno strato apparente di tranquillità e ricchezza. Era un fantasma che s'aggirava silenziosamente, beffandosi di noi, del nostro stare bene... Un numero che si ripete: il 9!! 1929, la grande depressione: erano altri tempi, l'Italia aveva poco da perdere, smembrata dall'emigrazione: Italiani che, in cerca di una vita migliore, avevano già attraversato l'Atlantico, il grande e turbolento oceano.Là sperimentarono l'emarginazione, l'amarezza dell'esilio, il sospetto, la miseria. La storia sembra giocare con il destino delle nazioni: l'Argentina e il resto dell' America Latina, risultavano più ricchi dell'Italia. Una grande nostalgia struggeva il cuore degli Italiani. Numerosi racconti di quel periodo ce lo mostrano: pensiamo ad Edmondo De Amicis che ha scritto le celebri storie del giovane padovano e "Dagli Appennini alle Ande" dal quale sono tratti film e cartoni animati splendidi.
Il sentimento patriottico che ha dato vita e fatto vibrare i cuori degli Italiani quando l'Italia era ancora smembrata, spartita dagli stranieri e ha poi animato coloro che avevano pensato e infine visto l'Italia unita, avevano fatto emettere un grande sospiro a Massimo D'Azeglio che aveva affermato senza dubbio: "Fatta l'Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani". E molto probabilmente, a distanza di 150 anni, gli Italiani sono ancora da fare... anzi, sono da rifare, perché hanno perso la coscienza di Popolo Unito e la sua stessa identità, come se non comprendessero ancora il nome di Italia demolito dal triste periodo del Fascismo che lo idolatrava...Sembra che ne abbiamo quasi paura.
durante il periodo fascista, tanti ricevettero il nome di Italia che voleva comunicare il profondo amore di Patria che il movimento nazionalista suscitava nel cuore degli Italiani.

Mussolini seppe far fronte alla grande depressione del 1929 e l'Italia ne uscì senza grandi scossoni. Ma, purtroppo, il Partito Fascista era un groviglio di idee oscure e contraddittorie, seppur  abbia il grande pregio di non aver costruito campi di sterminio in Italia. Promulgò anch'egli leggi discriminatorie ma non attuò e non azionò mai la grande macchina di morte progettata da Hitler. I Tedeschi guardavano gli Italiani con sospetto: riguardo a quel punto che costituiva l'anima del progetto nazista descritto nel Mein Kampf, Mussolini faceva orecchie da mercante affermando che gli Italiano non erano razzisti. Era la grande spina nel fianco di Hitler ma sperava molto nella malleabilità di Mussolini nei suoi confronti: prima o poi si sarebbe piegato. Di fatto si sapeva che gli Italiani aiutavano gli Ebrei, chiudevano spesso un occhio, anche se, non dobbiamo scordare che tanti Ebrei e dissidenti politici, presero la strada per i campi di sterminio tedeschi.

Questa volta la crisi economica trova un'Italia fiorente ma smarrita spiritualmente. L'ha permessa il Signore per farla risorgere: Egli, come dice la Bibbia, percuote il giusto e castiga chi ama. Non vogliamo sentire parlare di castigo al giorno d'oggi, storciamo il naso, ma se rivediamo la nostra storia personale, ci accorgiamo che i castighi dei nostri genitori, l'amarezza che ne è derivata, ci hanno preservato da amarezze ancor più grandi. Quindi la crisi economica è un castigo, una conseguenza dei nostri peccati. Per cui,se da una parte dobbiamo pregare Dio, affinché ci aiuti, dobbiamo riparare, offrire riparazione per ciò che ha fatto "sdegnare" Dio.
Interroghiamo Dio umilmente e domandiamogli ciò che ci vuole comunicare con questa prova.

martedì 3 gennaio 2012

Durezza di cuore

La sofferenza non sempre fa crescere nell'amore, talvolta può portare a una durezza di cuore eccessiva che invoglia a criticare gli altri e a dimenticare la vera carità. Bisogna stare attenti all'effetto della sofferenza nella nostra vita...
Essa deve essere il fertilizzante che aiuta a crescere spiritualmente, a comprendere l'altro e a compatirlo.
Purtroppo anche il condurre una vita anche esternamente severa, senza interiorità e significato, può portare ad esigere dagli altri più di quello che, in realtà, possiamo sopportare noi stessi.

lunedì 2 gennaio 2012

Un anno all'insegna di Maria

2012... E' scoccato un altro anno come la scintilla nella stoppia. La mezzanotte di Capodanno ha portato il suo carico di morti e di feriti. Viene spontaneo affermare che tutto ciò è puramente ridicolo: come si può iniziare, salutare un nuovo anno , rischiando la propria vita? Per qualcuno il 2012 è stato la porta che ha immesso l'anima nell'eternità. Non è certamente colpa del nuovo anno che si tende ad antropomorfizzare, ma dell'incoscienza di coloro che non riflettono troppo sul valore della vita o sulle conseguenze dei propri atti. Allora ciò che doveva essere una festa si è tramutata in tragedia.

Avevamo fretta di lasciarci alle spalle questo 2011, tragico, sofferto... Ma, in fondo, la bellezza di un anno dipende da come si affronta.... E poi ogni anno, è un impasto confuso di serenità e dolore, anche se, effettivamente può essere condito di avvenimenti tragici che abbisognano di una quantità maggiore di fede per vederne il lato positivo.

Non per niente, la Chiesa che è Madre, ha dedicato il primo dell'anno a Maria, Madre di Dio e quindi pure della Chiesa. Il nostro cuore dovrebbe essere colmo di gratitudine nei confronti del Signore per averci donato una Madre così bella e buona. S'illude chi vuole raggiungere Cristo senza passare attraverso Maria. Pure Lui, per giungere sulla terra è passato attraverso Maria. E' come se Lei fosse una porta, la porta per eccellenza che Gesù ha "usato" per accedere alla terra. Se riflettiamo sul concetto di  "porta", è facile comprendere perché bisogna essere devoti a Maria. La porta è quell'elemento che unisce due ambienti... Non è mai a senso unico. Perciò, se Cristo l'ha usata per entrare nella terra, Maria diventa per noi la scorciatoia per giungere al cielo. Qualcuno osservava che i preti devoti a Maria, sono più dolci di quelli che non lo sono. Ma come si può raggiungere il Cristo senza la mediazione potente della Madonna?
Affidiamo perciò a Maria questo nuovo anno; affidiamole il mondo intero che sta soffrendo e gemendo nella crisi economica che l'ha ghermito con forza. Che comprenda che non sono i grandi della terra a dirigere le sorti dei popoli, ma una potenza maggiore, Dio, al quale tutte le nazioni devono tornare. Affidiamo a Maria tutti i sofferenti, i poveri, gli ammalati, le famiglie in difficoltà. Buon anno a tutti!