domenica 15 maggio 2011

Il vento del dialogo

Oserei dire che in ogni settore non si parla altro che di dialogo: nella famiglia, nella politica, nella società, nella Chiesa... ma poi, concretamente, siamo più incapaci di dialogo di qualsiasi altro. Scaturiscono azioni violente e despote, incapacità di accettare l'altro nella sua interezza, facendo prevalere l'individualismo e i propri bisogni, con effetti disastrosi: sfaldamento delle famiglie, indifferenza.
Come ho già fatto notare, la mentalità di un popolo, o addirittura mondiale, emerge in seguito ad alcuni eventi storici che hanno scosso interi popoli.
L'Italia e tutta l'Europa usciva da un periodo scuro, privo di libertà e di diritti, nel quale si poteva morire per una sola parola o per pura fatalità dovuta magari all'umore di quel soldato. E' naturale che, cascati il nazismo e il fascismo e, in qualche nazione, il comunismo, l'Europa si sia aperta al dialogo e abbia fatto di esso il suo slogan principale.
Ironia della sorte, il dialogo è diventato la cosa più difficile da concretizzare, a cominciare da quello con se stessi, poi nelle famiglie, infine nella società intera.
Ecco allora, che appaiono come funghi gli psicologi, persone addette all'ascolto. Ebbene, non si riesce a parlare con i propri familiari, quindi si va da una persona addetta all'ascolto, che non può dire di no, perché l'inchioda uno stipendio. Forse, mentre il paziente parla delle sue paturnie, lo psicologo pensa alla squadra del cuore o al prossimo sciopero da fare, però il paziente si è sfogato.

Qualcuno intende come dialogo la capacità di lasciare l'opinione per abbracciare quella dell'altro....Non è propriamente così, allora tutti non avremmo ideali e valori...

Dopo la seconda guerra mondiale è anche vero che il mondo intero è stato percorso dal brivido della ripresa e quindi del boom economico. Anni '60...La concezione della famiglia viene stravolta dal femminismo, giustamente per alcuni versi, per altri no, perché ha avviato una vera e propria cultura della morte.
Il benessere e la libertà hanno travolto il concetto di sacrificio, gettandolo nel dimenticatoio e hanno spinto l'uomo a combattere con sempre più forza, ogni forma di sofferenza. Battaglia impossibile, giacché l'uomo nasce nella sofferenza! Sacrificio ed umiltà sono stati sepolti per sempre, oppure ostentati nel mitico museo della mentalità del passato come dinosauri imbalsamati ma ormai estinti.
Ma... ops.... ecco la più grande contraddizione! Il dialogo non può reggersi senza umiltà e sacrificio!

1 commento:

monteamaro ha detto...

Dici bene cara amica, il dialogo è l'elemento di contatto con l'altro, che ogni uomo ricerca continuamente.
Ma dialogare, oggi purtroppo non siglifica uno scambio di idee, di pensieri, preoccupazioni, di confronto, ma è inteso soprattutto come necessità di essere ascoltati.
Sarebbe bello che questo bisogno naturale che facciamo nostro, lo riconoscessimo anche come diritto dell'altro.
Solo così finalmente, il dialogo sarebbe possibile: E si, umiltà e sacrificio, sono indispensabili.
Abbraccio.