martedì 10 novembre 2009

Vita mutantur non tollitur

Sto riflettendo intensamente sul concetto di vita eterna. Chissà perché l'uomo contemporaneo è ancorato al materiale. Sembra quasi aver timore di tutto ciò che è spirituale, come se questo togliesse la supremazia all'intelligenza. L'intelligenza stessa, però, non può essere ricondotta solo all'azione dell'organo cerebrale. Dobbiamo pure accettare che è immateriale. L'uomo è ancorato suo malgrado, al concetto d'eternità...perché non accettare che lo spirito, l'anima sono immortali? Questo concetto non va contro la ragione, eppure si guarda con sospetto chi crede nell'eternità, come se fosse un pazzo. E pazzo è considerato anche chi ritiene sia una vita felice quella condotta da chi non è perfetto fisicamente. L'uomo d'oggi ha terrore del diverso, la sofferenza fa inorridire, chi non è efficiente è emarginato. La materia è in continua trasformazione. Questo processo è subito anche da noi. Quando moriamo, la vita cambia forma, non finisce.

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