domenica 25 gennaio 2009

Dalla fede all'amore

Ele, mi hai chiesto il mio vero nome: prima di cominciare questo discorso ti rispondo. Io mi chiamo Alessandra.La fede si prova soprattutto nei momenti di difficoltà e di contraddizione. Quando tutto va bene, è facile benedire Dio. Ci sono tanti esempi nell'Antico Testamento, così puri e umani. Abramo...Ad Abramo Dio promise una discendenza numerosa come la sabbia del mare o come le stelle del cielo. Dopo che ebbe il suo primo figlio maschio, Dio glie lo domandò in sacrificio. Abramo si avviò sul monte Moria per offrire la vita di Isacco. Isacco è la figura del Cristo obbediente che accetta di donare la sua vita.Il santo Giobbe... Provato negli affetti, nella salute, negli affari economici...Perde i figli, gli armenti. Agli inizi si dispera, maledice il giorno in cui è nato. Abbandonato da tutti, tre amici lo stuzzicano invece di ascoltarlo ed aiutarlo. Giobbe si lamenta con Dio. Dio risponde facendogli notare la sua piccolezza e la sua limitatezza. Giobbe comprende pienamente di aver sbagliato nell'essersi lamentato con Dio e riconoscendosi peccatore, termina con una professione di fede.La parte iniziale è interessante. Satana si presenta di fronte al Signore il quale gli domanda da dove viene. Satana risponde che ha appena terminato di fare un giro sulla terra. Dio gli fa notare l'innocenza e la santità del suo servo Giobbe. Satana osserva acutamente che in realtà Giobbe lo benedice perché non gli manca nulla. Dio permette che Satana stenda la sua mano su ciò che possiede Giobbe, senza però stenderla sulla sua persona. Giobbe, in questa prova, rimane umile:"Nudo uscii dal seno di mia madree nudo vi ritorneròil Signore ha dato, il Signore ha tolto,sia benedetto il nome del Signore!"Satana torna da Dio e il Signore, dopo aver lodato ancora il suo servo, su istigazione di Satana, gli permette di toccare la persona di Giobbe stesso nella sua salute.Bella e profonda la frase di Giobbe."Ma se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?"Da qui comincia il lamento di Giobbe. Nel suo lamentarsi non pecca, ma riconosce la grandezza di Dio.Infine le varie frasi di Gesù nel Nuovo Testamento. "Se avrete la fede pari ad un granello di senape, potrete dire ad un monte spostati di là e quello si sposterebbe."CREDERE è il primo passo: è Lui che poi ci riempirà delle sue virtù.Io ho mirato a raggiungere con la mia fede almeno la grandezza di un granello di senape. Per lungo tempo il Signore mi ha lasciato"sola", o almeno sensibilmente pareva così. Domandavo aiuto per saper accettare nella mia vita i giudizi degli altri, le loro parole dure, ma spesso Dio mi abbandonava alle mie forze, lasciandomi nella mia chiusura e nella mia impulsività. Dio ha poi permesso che mi pesasse la preghiera. Dovevo fare sforzi sovrumani per poter pregare. Pregavo ugualmente, anzi, ho domandato aiuto con ancora più insistenza e il buon Dio ha cominciato ad aprire una breccia nel mio cuore, attraverso cui la sua luce ha cominciato a filtrare. Un'osservazione da parte di una persona...segue la mia impulsività...miracolo!Riesco però ad accettare la mia impulsività ed anche l'osservazione assai aspra con tranquillità, senza rimuginarci sopra, insomma...e la breccia a questo mio atto di "obbedienza" e di apertura, si apre...filtra la sua luce.Continuo a pregare e da quel momento cambia tutto. E' Lui che agisce. Accetto che una persona brontoli sulla mia malattia... mi comincio a sentire libera...Mi libro nel cielo come un gabbiano, libera dai lacci altrui.Ho imparato a camminare anche se l'altro vuol demolire con la "sua infelicità" il mio cammino e, mentre io sono felice, l'altra si rode, inciampa nel suo stesso malumore. Io rido come una bambina e vivo la mia vita, mentre l'altra brontola sulla mia vita. La mia coscienza è tranquilla. Amare chi ci fa soffrire: pregare per loro, sorridere loro, parlare loro dopo aver sentito i lamenti che hanno fatto con la responsabile alle mie spalle.Amare: capirle nella loro sofferenza e scusarle dal profondo del cuore.Ed ecco il miracolo sta avvenendo...Non è giusta la mia chiusura nonostante l'ingiustizia subita. Bisogna che il cuore sia sempre aperto per far entrare lo sposo, come fecero le 10 vergini prudenti del Vangelo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Alessandra... bè hai erefettamente ragione, la libertà è alzare gli occhi dalle miserie umane innalzandoli a Dio e chiedendoGli di farci amare con il Suo Amore... quell'amore che non si adira, che non giudica, che non si offende... che ama davanti all'offesa e all'umiliazione e spezza le catene del male! Giobbe lo conosco bene e lo prendo sempre ad esempio nella vita... ma da qui ad essere comelui o come te ne sono ben lontana... ma Dio mi aiuterà a migliorare un pochino, almeno secondo i talenti che mi ha donato; spero come te di esser sempre pronta ad accolgliere lo Sposo anche con le mie miserie... un abbraccio! PS.Oggi son stata sulla tomba di Giovanni Paolo II... un modello e un padre... Eri con me... Ele